È lo stesso direttore dell’Ema, Guido Rasi, ad offrire l’assist che rimette in gioco Milano, a novembre sconfitta da Amsterdam nella corsa all’agenzia Ue per il farmaco: «Il palazzo non è ancora pronto e la soluzione transitoria proposta dagli olandesi non è ottimale perché dimezza lo spazio della sede di Londra ». Insomma, lo schema della location temporanea – il Vivaldi Bulding, piccolo al punto che le riunioni verranno ospitate in un hotel adiacente – con doppio trasloco «aumenterà le spese e ci farà impiegare più tempo per tornare alle operazioni normali». Sono le parole che Palazzo Chigi ed europarlamentari italiani aspettavano da settimane, la certificazione che la scelta dei governi in favore di Amsterdam non ha tenuto in conto i criteri richiesti dalla stessa Commissione europea per l’assegnazione dell’agenzia che lascerà Londra causa Brexit. E così l’Italia si prepara a una doppia partita: il governo annuncia iniziative presso le istituzioni comunitarie competenti, alludendo a un ricorso presso la Corte di giustizia Ue che sarà formalizzato entro un paio di giorni per contestare il procedimento che ha portato alla vittoria dei Paesi Bassi. Scelta di rottura che oltretutto darà forza agli eurodeputati, che da fine dicembre si preparano a dar battaglia in aula.
Le parole di Rasi permettono all’Italia di partire all’attacco. Il governo è pronto a un ricorso spinto da giorni dal sottosegretario agli Affari Ue Sandro Gozi, che al contempo auspica che « il Parlamento europeo si pronunci contro la decisione » di Amsterdam. Il governatore Roberto Maroni ricorda che « il Pirellone è pronto».
Nell’immediato la partita si giocherà a Strasburgo. Nel 2015 l’allora presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, aveva rinunciato alla co- decisione con i governi sulle agenzie Ue. Un accordo tuttavia non vincolante. Il primo passo per rimettere in corsa Milano è proprio quello di ridare voce al Parlamento. Pd e Forza Italia ci lavorano da tempo e ora sono pronti a passare alle vie di fatto. Una volta riaperto il dossier, l’idea che si sta facendo largo – i protagonisti sono Patrizia Toia (Pd), Elisabetta Gardini (Fi) e il centrista Giovanni La Via – è di far presentare un emendamento a un deputato, magari straniero, di un piccolo paese non interessato alle scelte sulle agenzie (anche se il colpaccio sarebbe farlo depositare da un olandese all’opposizione del governo di Marc Rutte). Nel frattempo La Via, relatore in commissione ambiente di Strasburgo, chiederà l’audizione della Commissione europea e dell’Ema. Sul dossier, su pressione del Pd, dovrà esprimersi anche la commissione costituzionale.
Un modo per dare fiato all’emendamento da portare poi in aula. La prima strada prevede di contestare direttamente la scelta di Amsterdam in favore di Milano, ma in molti temono che sarebbe proibitivo trovare una maggioranza in plenaria pronta a votarlo. Allora sta prendendo forma uno stratagemma: far proporre Strasburgo, che lascerebbe la sede del Parlamento europeo in cambio di quella dell’Ema. Molti europarlamentari, contrari alla costosa e inquinante transumanza mensile da Bruxelles alla città alsaziana, sarebbero favorevoli. In caso di maggioranza, si aprirebbe uno scontro istituzionale tra Parlamento e governi, che sarebbero contrari a Strasburgo vuoi per non vedere sconfessata la loro decisione di novembre, vuoi perché la Francia si opporrebbe a perdere la sede dell’eurocamera. E in questa eventuale situazione di stallo gli italiani proverebbero a far rientrare in gioco Milano.