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L’ex clausura si apre al mondo della ricerca scientifica. Il convento delle agostiniane di via Pasini, da anni al centro di una complessa operazione di cessione da parte dell’ordine monastico, sarà acquisito dall’industriale scledense Sergio Lucietto, fondatore di Ecor International, azienda metalmeccanica da 40 milioni di euro di fatturato che occupa 150 persone. Ed è lo stesso Lucietto, che a 71 anni tiene saldamente il timone della sua impresa, nella quale hanno posti di rilievo i tre figli, ad annunciare che il monastero diventerà luogo d’accoglienza per ricercatori che la Ecor attrarrà da tutto il mondo.
«Si tratta di un investimento principalmente legato alla mia azienda, che si sta orientando sempre più alla ricerca applicata – spiega Lucietto – Una foresteria nel cuore della città. Sicuramente poi, considerato lo spazio notevole, ci sarà modo di sviluppare altri progetti ed iniziative anche di tipo commerciale». Una destinazione d’uso assolutamente nuova per Schio. E una possibile svolta per il centro storico, all’interno del quale questo progetto di riqualificazione rappresenta l’investimento più significativo dopo il naufragio del piano pubblico-privato per l’ex area Lanerossi.
Che effetti avrà la presenza di scienziati da mezzo mondo a passeggio per via Pasini e le altre vie del centro sarà da vedere. Ora manca solo l’ultima firma per sancire la conclusione di un’operazione immobiliare lunga e complessa. Tutto era cominciato nel 2005 con la partenza delle ultime monache da Schio. La proprietà del convento di clausura e il parco di 8 mila metri quadrati sviluppato tra via Pasini, l’ex tribunale e il comando della polizia locale era passato allora alle Agostiniane dell’eremo di Lecceto, in provincia di Siena. Sono state queste che poco tempo dopo hanno deciso di destinarlo a cessione.
Inizialmente era stata la parrocchia di San Pietro a manifestare interesse, con l’intenzione di far insediare lì altre suore. La trattativa però non andò a buon fine soprattutto perché, viste le richieste economiche avanzate dalla proprietà, il duomo era intenzionato ad acquisire solo una parte del complesso, mentre le monache intendevano vendere in blocco. A quel punto è subentrato Lucietto che stava cercando una sede prestigiosa in cui ospitare i ricercatori attratti dalla sua azienda, in parallelo con lo sviluppo del progetto “Ecor Campus”: un centro di ricerca nel campo dei materiali e dell’ingegneria meccanica avanzata.
Anche tra il nuovo investitore privato e le religiose, in ogni caso, la trattativa è stata molto serrata. Fino a che negli ultimi giorni le parti sono arrivate ad un accordo che a breve porterà alla firma del rogito dal notaio. Si è risolta positivamente anche la vicenda parallela che era sorta tra la parrocchia di San Pietro e le monache relativa alla proprietà di una parte di immobile attiguo al convento che ospita la sagrestia della chiesa di Sant’Antonio Abate. Secondo le Agostiniane quei vani erano parte dell’immobile di loro proprietà ed era quindi oggetto di cessione insieme a tutto il resto dell’area conventuale.
Di opinione diversa invece il duomo, secondo cui la sacrestia era parte del tempio attiguo di proprietà parrocchiale. Alla i documenti originali conservati nell’archivio curiale hanno attestato la proprietà parrocchiale della sacrestia. San Pietro in ogni caso ha ritenuto di effettuare un’erogazione liberale alla Fondazione del monastero agostiniano di Rossano Calabro a testimonianza del legame profondo tra la comunità scledense e le suore insediate a Schio fin dal 1492, mentre le monache hanno donato alla parrocchia la statua oggi conservata nell’oratorio di Santa Rita, oggetto di venerazione a Schio. La complessa vicenda ora è conclusa.
*Il Giornale di Vicenza, 3 marzo 2017