«Il settore ha registrato una leggera crescita dell’occupazione rispetto al 2017. Soprattutto si tratta di una buona occupazione – spiega Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione commentando le evidenze di un report realizzato da Pwc per l’organizzazione -. Il 89% degli operatori ha un contratto a tempo indeterminato, inoltre la moderna distribuzione offre lavoro a donne e giovani con percentuali molto superiori alle medie nazionali». Lo scorso anno il comparto ha assunto oltre 23mila addetti, un forte segnale di tenuta nonostante il non facile clima congiunturale scandito dalla stasi dei consumi. In poco più di un caso su due si è trattato della copertura di una nuova posizione mentre per il restante 46% è una sostituzione. L’anno corrente invece non è iniziato bene. «Siamo a crescita zero e confidiamo nella seconda parte dell’anno – aggiunge Gradara -. A preoccuparci è il calo di fiducia delle famiglie che riduce gli acquisti».
Inoltre le aziende del comparto puntano sulla professionalità. «Crescono gli investimenti in formazione, indispensabili per formare le necessarie professionalità» continua il presidente. Negli ultimi 15 anni la voce di spesa “training” è quasi triplicata con un picco vicino al +15% sull’anno precedente registrato nel 2018. Il totale investito, secondo le stime dello studio, arriva a 37,4 milioni di euro a cui si deve sommare il costo orario del dipendente, una ventina di milioni ipotizzando il costo di una figura con un quarto livello. Il totale delle ore erogate è di quasi 2,5 milioni. Tutta una serie di figure professionali specializzate viene formata molto spesso “in house”. Nel food si tratta di panettieri e pasticcieri, salumieri e macellai, addetti al banco gastronomia e pescivendoli. «Tutte professionalità che offrono percorsi di carriere ben definiti» sottolinea Francesco Quattrone, direttore area lavoro di Federdistribuzione. Nel non food sono ricercati i visual merchandiser e i personal shopper e non manca tutta una serie di figure trasversali legate al digitale. In altre parole le aziende della moderna distribuzione si impegnano per tenere il passo con l’innovazione e i servizi offerti ai clienti. Ma negli ultimi anni continuino a soffrire a causa dell’erosione dei margini. Nel 2008, per esempio, il dato medio era pari al 3,8% e dal 2010 il trend ha imboccato una china discendente fino ad arrivare al 2,2% dello scorso anno. Il report Federdistribuzione-Pcw ricorda inoltre che il costo del lavoro tra il 2006 e il 2018 è cresciuto di poco più il 40%.
Il non facile ciclo ha portato negli ultimi tempi a un calo degli investimenti che comunque restano su valori significativi: intorno ai 1,5 miliardi per l’universo Federdistribuzione con un raddoppio considerando tutte le realtà della moderna distribuzione organizzata. Investimenti che rappresentano il domani per il settore: le quote maggiori sono destinate all’ammodernamento e alle nuove aperture di punti vendita, entrambi al 38%. Quasi un altro quarto del budget è poi destinato alla voce “altro”, per lo più investimenti in piattaforme digitali indispensabili per tenere il passo con le nuove generazioni di clienti social oltre alla riorganizzazione dei processi aziendali.