L’ insediamento del governo Conte è stato accolto con una certa perplessità. Nella prima rilevazione alla ripresa dopo le vacanze, aveva il gradimento del 36% degli italiani, con la maggioranza assoluta che esprimeva invece un giudizio negativo (52%). Oggi le valutazioni rimangono prevalentemente negative, ma con una forbice che si restringe. Infatti i giudizi positivi salgono di tre punti, attestandosi al 39%, mentre i negativi scendono di quattro punti e si fermano al 48%. L’indice complessivo migliora lentamente, passando dal 41 del primo sondaggio di inizio settembre al 45 di oggi. Il fenomeno principale di crescita è rappresentato dall’apprezzamento degli elettori dell’area di centrodestra non leghista (ovvero sostanzialmente di Forza Italia, visto che gli elettori di Fratelli d’Italia sono fortemente avversi al governo attuale), che si triplica rispetto all’insediamento, pur rimanendo prevalente in quest’area la valutazione negativa. Rimangono invece consistenti, e in parte in crescita, i mal di pancia nell’area degli elettori delle forze di governo: un quarto dei pentastellati e quasi il 30% degli elettori Pd (depurati oggi dagli elettori passati a Italia viva di Renzi), danno valutazioni critiche. Sembra quindi che i sommovimenti interni alle diverse forze siano in parte coerenti con le opinioni degli elettori, in particolare i mal di pancia tra i pentastellati e l’interesse di parte dell’elettorato moderato e non filoleghista di Forza Italia.
I capidelegazione delle quattro forze di governo vedono Di Maio con un indice di apprezzamento del 26, sostanzialmente identico a quello di due settimane fa, Franceschini stabile a 21, mentre Speranza, per Leu, si colloca a 19, ex aequo con Teresa Bellanova, per Italia viva. Va sottolineato che la notorietà di questi ultimi due esponenti, è ancora piuttosto bassa, poco superiore al 50%. Le intenzioni di voto evidenziano alcune differenze apprezzabili rispetto alle stime di fine agosto. Innanzitutto per la presenza della nuova formazione di Renzi. Il risultato di questa forza è stimato oggi al 4,8%, qualche decimale sopra il risultato ipotizzato all’atto della nascita.
Come era lecito attendersi il Pd è quello che ne esce più ridimensionato: oggi è infatti al 19,5%. I punti persi sono dovuti sostanzialmente alla presenza di Renzi, il cui consenso proviene per quasi i due terzi dal Pd; per il momento i dem non riescono a compensare le uscite dei renziani con il ritorno di elettori anti-renziani che avevano lasciato il partito.
Il M5S subisce anch’esso una contrazione significativa, passando dal 24% della rilevazione precedente, all’attuale 20,8%. In questo caso la formazione renziana non sembra rappresentare una delle cause della flessione. La perdita infatti è sostanzialmente dovuta al passaggio di una parte di questi elettori nell’area dell’incertezza e dell’astensione. La mobilitazione iniziale a favore del governo sembra rientrare, anche per le numerose polemiche e per le perplessità che autorevoli esponenti del Movimento hanno espresso nelle ultime settimane.
Anche la Lega vede contrarsi il proprio consenso: scende infatti di un punto rispetto alla rilevazione di fine agosto, attestandosi a poco meno del 31%, ma complessivamente risulta in flessione di oltre 5 punti rispetto a fine luglio, quando era al governo. Il calo, dovuto come abbiamo detto alle perplessità per il comportamento di Salvini e oggi presumibilmente enfatizzato anche dalla diminuita presenza mediatica del leader (non tanto sul web, quanto su stampa e tv) vede un passaggio verso l’astensione da un lato e verso FdI dall’altro che, infatti, segna un ulteriore incremento e si avvicina al 9%. Il posizionamento chiaro di Meloni, la polemica con il governo, la sua visibilità sui media, fanno premio e per una parte degli elettori rappresentano un’alternativa alla Lega. FI migliora il proprio risultato (oggi è al 7%), nonostante le polemiche interne. Infine la sinistra, che si mantiene poco sotto al 3%, senza ricadute apprezzabili in riferimento alla nuova situazione.
Insomma, sembra emergere qualche segnale che fa pensare a un possibile ridislocamento di una parte degli elettori rispetto al governo, con una fuoriuscita dal M5S e una crescita di interesse, per quanto contenuta, nell’area moderata del centrodestra. Occorrerà attendere per verificarne il consolidamento o meno. La presentazione della legge di bilancio è in dirittura d’arrivo e potrebbe avere qualche riflesso sugli orientamenti degli elettori