Alle 19, di rientro dal Ghana dove avrebbe concordato 800 rimpatri volontari, Matteo Salvini «atterra» al Senato davanti a un muro di telecamere per «festeggiare» il primo giro di boa del decreto sicurezza. Il vicepremier della Lega è soddisfatto anche se la fiducia chiesta dai grillini per arginare il dissenso interno (e autorizzata dal Consiglio dei ministri «ove necessario» già il 24 settembre), slitta di qualche ora (si vota oggi alle 9.30): «Lasciatemi festeggiare poi penseremo al resto», dice Salvini riferendosi alle mille beghe insorgenti tra Lega e M5S. E così il capo della Lega non si fa trascinare nell’ennesimo vertice notturno.
Il premier Giuseppe Conte (su La7, intervistato da Giovanni Floris) si affretta a dire che «non stiamo affatto litigando con la Lega: i vertici ci sono sempre stati». A Palazzo Chigi sarebbe tutto pronto per un confronto a tre, tra il premier e suoi vice, ma Salvini preferisce festeggiare a cena con tutto lo stato maggiore della Lega (i capigruppo Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, il sottosegretario Nicola Molteni, lo staff del Viminale) e rinvia di 24 ore il chiarimento con i Cinque Stelle che, per il momento, rimangono a bocca asciutta sulla prescrizione: il cavallo di battaglia di Luigi Di Maio e di Alfonso Bonafede inserito in corsa nel disegno di legge anticorruzione è impantanato alla Camera: «Io stasera un vertice ce l’ho ma con i rigatoni al ragù e la Champions League…», è la replica del ministro dell’Interno che non nasconde un debole per la cucina laziale.
Così, mentre la Lega brinda anche all’allargamento temporaneo a destra della maggioranza (sul decreto è previsto il non voto di Forza Italia e l’astensione di Fratelli d’Italia), dalla sala comando del M5S avvertono: «La nostra lealtà sul decreto sicurezza non può prescindere dalla lealtà della Lega sulla prescrizione», scandisce il capogruppo grillino Stefano Patuanelli. Salvini incassa il suo dividendo e rassicura: «Sono sicuro che con Conte e Di Maio troveremo la quadra anche sulla prescrizione». Ma poi aggiunge: «Di innocenti in galera ne abbiano visti tanti» e fa capire che lo stop alla prescrizione in primo grado pure per chi è assolto non passerà. E Conte, di rimando: «Quella del M5S sulla prescrizione è solo una proposta, deve essere ancora votata…». Ma in serata alla Camera i relatori del M5S, Businarolo e Forciniti, prendono le contromisure: parere contrario agli emendamenti della Lega che minano 8 articoli su 11 del ddl anticorruzione.