«L’intermodalità è la nuova frontiera del governo per sostenere la competitività delle imprese». Ma perché gli interventi non vengano conclusi dopo anni — quando magari non servono più — «bisogna condividere con i territori queste scelte prima, altrimenti rischiano di essere bloccati dopo». A dirlo è Paola De Micheli, ministra — come preferisce lei, al femminile — delle Infrastrutture e dei trasporti del governo Conte. De Micheli è intervenuta giovedì nel tardo pomeriggio all’aeroporto di Bergamo-Orio al Serio con Stefano Paleari, commissario straordinario Alitalia, ed Emilio Bellingardi, direttore generale Sacbo (società che gestisce lo scalo), nel seminario inaugurale sul tema «Futuro intermodale: completare la Tav, connettere gli aeroporti» — moderato dal giornalista del Corriere Leonard Berberi — nell’ambito del «Festival Città Impresa», la manifestazione dedicata ai territori industriali.
La competitività
«Noi perdiamo per la lentezza e per la mancanza di infrastrutture di collegamento tra porti e aeroporti — ha aggiunto la ministra De Micheli —. Questa situazione ha un forte impatto ambientale e rappresenta per le aziende un oggettivo problema di competizione. Sul tema dei cargo, ad esempio, non abbiamo mai investito». Quanto al trasporto aereo, De Micheli ha ricordato che «il piano aeroporti prevede lo sviluppo dei passeggeri. Sugli investimenti adesso il Governo è costretto a rincorrere i ritardi accumulati e in questi giorni stiamo calibrando il piano di investimenti del 2017 e 2018. I ritardi passano al vaglio della politica più e più volte causando disservizi. Sulle opere strategiche noi un passaggio lo faremo sul contratto di programma dando tempistiche certe».
Gli spostamenti
Il dibattito ha evidenziato come il modo di raggiungere un aeroporto non è mai uguale e che l’intermodalità è fattore cruciale per lo sviluppo delle reti aeroportuali e ferroviarie. «Gli aeroporti sono diventati piattaforme intermodali per eccellenza — ha ragionato Paleari, ex rettore dell’università di Bergamo —: ne è un esempio il nuovo, grande aeroporto di Pechino, uno hub da 100 milioni di passeggeri l’anno, la cui realizzazione è costata 15 miliardo di euro mentre le infrastrutture di accessibilità hanno richiesto un investimento tre volte superiore». È un gap che i tre aeroporti «milanesi» (Malpensa, Linate e Bergamo) non siano collegati tra di loro dal treno.
Un commissario ai lavori
Non solo. Lo scalo di Orio — il terzo nel Paese per passeggeri — è in attesa di vedere realizzato il collegamento ferroviario. «Persistono colli di bottiglia — ribadisce Paleari —, ma nel sistema delle infrastrutture per la mobilità siamo l’unico Paese europeo con riserva di capacità aeroportuale e abbiamo dimostrato di saper costruire una rete di alta velocità, costata 100 miliardi di euro di fondi pubblici». Proprio per questo Bellingardi, di Sacbo, oltre ad annunciare di aver «messo a punto un intervento migliorativo del progetto» di collegamento ferroviario verso l’aeroporto bergamasco, ha rilanciato una sua idea: «La nomina di un commissario, non qualcuno che abbia poteri straordinari, ma un capoprogetto con competenze e che rendiconti ciò che fa». «Dove c’è ordinarietà non serve un commissario», ribatte la ministra.
L’idea di una piattaforma
Bellingardi ha sottolineato come «gli aeroporti sono piattaforme ideali in cui fare confluire tutti i tipi di trasporto». Si pensa anche a una piattaforma Internet per acquistare insieme biglietti di treni e autobus fare prenotazioni per ogni tipo di trasporti: «È una questione che stiamo approfondendo ma le compagnie aeree sono restie a cedere i loro database». Anche se «i collegamenti Milano-Bergamo non sono eccellenti», ma bisogna prendere a esempio Londra: «Sette aeroporti, tutti collegati con il ferro». L’intento da perseguire è quello riassunto da Paleari: «Fare viaggiare le persone nelle condizioni migliori facendo perdere meno tempo possibile: su questo bisogna lavorare».
*Dal sito de L’Economia del Corriere della Sera, 8 novembre 2019