L’Ue ha annunciato un passo avanti nel dialogo con la Cina per sviluppare l’interscambio commerciale. Ma ha anche replicato duramente alla minaccia di nuovi dazi protezionistici contro le esportazioni europee lanciata dagli Stati Uniti, che da tempo si scontrano con Pechino. Nel summit Ue-Cina, a Bruxelles, l’Europa ha ottenuto la disponibilità del governo cinese ad aprire maggiormente il suo mercato interno alle merci e agli investimenti dei 28 Paesi membri con condizioni di reciprocità. La Commissione europea ha invece ventilato ritorsioni per i sussidi pubblici agli aerei Usa della Boeing, se venisse attuato l’annuncio di Washington di voler compensare aiuti di Stato ai velivoli Airbus con tariffe per 11 miliardi su una lunga lista di prodotti europei, che coinvolgono dall’industria aereonautica fino a quella alimentare (con olio d’oliva, vini e formaggi, tra cui pecorino e prosecco).
«La Cina continuerà a aprirsi ulteriormente» e «in particolare alle imprese europee», ha affermato il premier cinese Li Keqiang al termine del summit Ue-Cina, dopo aver concordato una dichiarazione congiunta con il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, e il presidente della Commissione europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker. «Tradurremo in azioni concrete la nostra parola», ha aggiunto Li, garantendo «un trattamento uguale alle imprese europee e cinesi». Per Tusk «il negoziato è stato difficile, ma alla fine fruttuoso», soprattutto per le aperture di Pechino alle regole internazionali sui sussidi statali alle imprese perché «per la prima volta, la Cina ha accettato di impegnarsi con l’Europa su questa priorità chiave».
Non è stato definito il problema della tecnologia telefonica 5G, nonostante le pressioni Usa di respingere l’avanzata del colosso cinese Huawei, né la «Via della seta» ferroviaria. Tusk ha sottolineato le preoccupazioni Ue per violazioni dei diritti umani in Cina. Juncker ha ricordato che Cina e Ue «hanno entrambe un forte interesse economico nel mantenere flussi commerciali significativi». L’interscambio europeo-cinese è stimato intorno a 575 miliardi all’anno. L’Europa è il principale partner commerciale della Cina, che è il secondo mercato per le merci europee. Il primo resta quello degli Stati Uniti.
A Bruxelles non viene quindi sottovalutata la minaccia dell’amministrazione del presidente Usa Donald Trump degli 11 miliardi di dazi collegati all’antico scontro aeronautico tra Boeing e Airbus presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). La Commissione europea ha fatto sapere di aver avviato «i preparativi» per misure analoghe a quelle contro le esportazioni europee a causa degli aiuti pubblici statunitensi alla Boeing. L’importo ventilato da Washington è considerato «esagerato» e, in ogni caso, «l’ammontare delle misure di rappresaglia può essere determinato solo dall’arbitrato del Wto» perché quella è la sede delle dispute commerciali nel quadro dell’Organizzazione mondiale (come lo sono i casi di Airbus e Boeing). L’istituzione di Juncker si è detta «aperta per discussioni con gli Stati Uniti». Altrimenti l’alternativa resterebbe applicare ritorsioni Ue «basandosi sulla decisione dell’arbitrato».