«Oltre al danno diretto, questi nuovi dazi contribuiranno a ridurre ulteriormente la fiducia delle nostre imprese, già messa a dura prova da fattori interni ed esterni. È quindi necessario dare innanzitutto una risposta comune. La sola prospettiva per affrontare la sfida è quella europea e la Commissione deve affrontare questo dossier come una priorità assoluta». Le parole di Licia Mattioli, vicepresidente di Confindustria con la delega all’internazionalizzazione sono la prova che è tutto il sistema economico italiano a temere le conseguenze di una guerra commerciale anche se in questa prima fase a soffrire di più sono le piccole e medie imprese del settore lattiero-caseario e di quelli dei liquori. Lunedì scorso la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, è tornata da Bruxelles con la certezza che la Commissione si attiverà con misure appropriate per tutelare i prodotti di punta dell’agroalimentare europeo. Roma è stata la prima a chiedere misure di compensazioni e a trovato al suo fianco Francia, Spagna ma anche Grecia e Irlanda. Certo l’attuale commissario all’agricoltura Phil Hogan, che nel prossimo esecutivo Ue assumerà le deleghe al Commercio, ha anche spiegato che la strada maestra è quella di un accordo con gli Usa: «Il Commissario – ha sottolineato una nota del ministero – si è detto fiducioso per la ricerca di una soluzione negoziale, nonostante il limitato tempo a disposizione, anche perché nessuna delle parti avrebbe interesse ad avviare una guerra commerciale».
All’interno di questa cornice, sempre secondo la ricostruzione ministeriale la Commissione ha inoltre dichiarato la «piena disponibilità ad attivare interventi eccezionali come lo stoccaggio privato e misure specifiche di promozione all’export extra Ue, cui saranno assegnate risorse dedicate». Questa sembra essere la strada imboccata dalla commissione visto che Hogan ha risposto positivamente alla richiesta spagnola su olio d’oliva ed olive da tavola la cui situazione è stata definita «prioritaria». La soluzione scelta è quella dell’ammasso privato. Per la Spagna, infatti, si stima un impatto compreso tra i 700 milioni e il miliardo di dollari mentre per l’Italia si arriva a 482 milioni di dollari. La Francia paga dazio per vini fermi e formaggi tanto che l’associazione Fromage de Terroirs ha proposto al governo di Parigi di mettere tasse sulle importazioni di Coca-Cola. Per quanto riguarda l’Irlanda, invece, i settori maggiormente colpiti (818 milioni di euro) sono il lattiero caseario, quello delle carni suine e dei liquori. Dublino sostiene di essere lo Stato più colpito per costo «pro capite».
A Bruxelles, tra le misure di sostegno si parla del possibile utilizzo «della riserva di crisi», già applicata in passato per affrontare l’emergenza legata all’embargo russo. Secondo Coldiretti, però, è necessaria una riflessione perché si tratta di uno strumento che «utilizza fondi degli agricoltori per far fronte a danni non imputabili alla responsabilità degli agricoltori». Ecco perché è necessario «individuare una nuova voce di spesa non proveniente da fondi agricoli».