Altro che scendere in pista. Il vero sogno è stato uscirne. Un sogno lungo una vita. Per l’ingegnere Giampaolo Dallara le piste di tutto il mondo risultavano ormai strette. Voleva la strada, tutte le strade. Lui, che fu direttore tecnico del progetto Lamborghini Miura (tra gli altri), non poteva rimanere rinchiuso in una o in mille piste. Voleva superare le griglie, uscire dai cancelli. Così, il 16 novembre scorso, compleanno numero 81, l’ingegnere ha visto spuntare dallo stabilimento di Varano de’ Melegari la prima Dallara Stradale, un sogno in edizione limitata e numerata – 600 auto, zero portiere, 155 mila euro più tasse per la versione base -. Un bolide. La numero 1 è ovviamente la sua.
«È un momento particolarmente favorevole – spiega l’amministratore delegato Andrea Pontremoli, 60 anni, inDallara dal 2008, dopo aver guidato Ibm Italia, titolare della Stradale numero 2 – cresciamo dal 2013 a un ritmo tra il15 e il 20 per cento all’anno. Il che significa che da allora abbiamo raddoppiato il fatturato che contiamo di chiudere, il prossimo 30 giugno, a cento milioni di euro. Alla Dallara facciamo sostanzialmente tre cose: progettazione per vetture in fibra di carbonio; aerodinamica e simulazione dinamica del veicolo.Da noi un pilota può guidare un’auto che non sarà mai costruita, fatta solo di modelli matematici. Perché vede, l’innovazione nasce dall’errore e questo è un favoloso strumento per sbagliare a basso costo».
Un’opportunità straordinaria per le auto da corsa, che in Dallara sono arrivate al 95 per cento del fatturato, mentre oggi sono al 50 per cento, vista la crescita del segmento supercar, con clienti come Porsche, Ferrari, Lamborghini, Bugatti. Dallara produrrà le mono scocche per la Bugatti Chiron dei prossimi sette anni ed è il riparatore esclusivo delle parti in carbonio della Porsche 918. Accordo che ha portato a costituire un nucleo di tecnici, i cosiddetti Flying doctors, con sede a Vancouver, in Canada, che interviene nelle urgenze. L’idea di essere vicini alla clientela è quasi un mantra. La sede di Varano – comune con 2.676 abitanti, sull’appennino parmense -è un hub, ma il gruppo è ovunque. Negli Stati Uniti Dallara esordì nel 1997 alla 500 miglia di Indianapolis. Portò in pista 4 auto su 33. Oggi, prossima edizione il 27 maggio, a Indianapolis tutte le 33 auto in gara sono Dallara. «Abbiamo una posizione di monopolio che però nasce dalla competenza e viene riconosciuta dal mercato –dice Pontremoli-. A Indianapolis, dove abbiamo una sede che produce parti e si occupa di assemblaggio, siamo il costruttore con il maggior numero di vittorie, 17 in venti anni».
Anche a Daytona, dove si corre la 24 ore, Dallara ha un nome: primo e secondo posto nelle ultime due edizioni.Un nome che ora esce dalle piste. L’ingegner Dallara, in azienda cinque giorni la settimana, dalle 8 alle 20, dal novembre scorso può finalmente arrivare al lavoro con un’auto che porta il suo nome. E sgommando superare i cancelli della fabbrica.
*L’Economia, 16 marzo 2018