Una manovra di finanza pubblica più prudente di quella immaginata, ma anche decisamente più difficile. La revisione degli obiettivi di deficit, che invece di restare al 2,4% del prodotto interno lordo nel triennio ‘19-’21 scenderà progressivamente all’1,8%, sacrifica la cancellazione degli aumenti Iva che si riproporranno per il 2020, ma non aiuta più di tanto a far quadrare il programma del governo con i conti pubblici, che rischiano la sanzione Ue, visto che il deficit strutturale non viene ridotto (ma aumenta di 0,8 punti nel 2019). Anche se il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che ieri sera ha scritto alla Ue annunciando la deviazione dal percorso di rientro del deficit tracciato dal precedente governo, si dice «fiducioso in un dialogo costruttivo» con Bruxelles.
Per finanziare la flat tax, il reddito di cittadinanza, il superamento della legge Fornero sulle pensioni, e al tempo stesso far diminuire il disavanzo, evitando la rottura con la Commissione Ue, occorrono tra i 15 e i 20 miliardi di coperture nuove: tagli alla spesa o di nuove entrate all’anno. Molte delle quali devono ancora essere individuate. Si prepara una nuova tornata di revisione della spesa dei ministeri, una sforbiciata alle agevolazioni fiscali per le imprese, ed in particolare alla deducibilità degli interessi passivi per le banche (che protestano). Qualche risparmio può essere recuperato nel settore previdenziale, e non solo con il taglio delle pensioni d’oro. Il M5S ha annunciato anche una riduzione delle spese militari, si potrà considerare anche il gettito della pace fiscale, vengono messi in conto anche un nuovo riordino della tassazione sui giochi e privatizzazioni immobiliari per 600 milioni l’anno, ma l’obiettivo resta molto ambizioso.
La Nota di aggiornamento al Def, un testo di 123 pagine, arrivato ieri a tarda sera in Parlamento, fissa il deficit del 2019 al 2,4% del pil, nel 2020 al 2,1% e nel 2021 all’1,8%. Il debito pubblico, alla fine del triennio, dovrebbe essere sceso dal 131,8% al 126,7% del pil.
Il prodotto interno lordo crescerebbe dell’1,5% il prossimo anno, poi dell’1,6% e dell’1,4%. Il governo punta quindi su una decisa impennata della crescita economica rispetto all’andamento tendenziale, che sarebbe inferiore all’1%. A fare da volano, nel primo anno, concorrerebbero sia l’eliminazione degli aumenti dell’Iva, che la flat tax, che il nuovo reddito di cittadinanza a “spesa obbligata”, ma l’effetto moltiplicatore considerato dall’esecutivo è molto alto. A legislazione vigente il bilancio del 2020 dovrebbe scontare l’aumento dell’Iva, ma dai numeri non emerge un effetto depressivo sulla crescita, che passerebbe all’1,6%.
«La manovra di bilancio è coraggiosa e responsabile, puntando alla crescita» sottolinea Tria nella lettera alla Commissione, che una volta aperta la fase di confronto, aggiunge, «potrà valutare le fondate ragioni della strategia del Governo», basata su «maggiori risorse per gli investimenti, minore pressione fiscale sulle imprese e i lavoratori autonomi, sulla spinta al ricambio generazionale nel mercato del lavoro e sul sostegno ai soggetti più vulnerabili». Tra le misure in arrivo anche l’Ires “verde” per le imprese che non inquinano, nuovi incentivi per le start-up e il riassetto di università e istruzione. Insieme alla nota è arrivata in parlamento anche la richiesta di deviazione temporanea dal percorso verso il pareggio di bilancio che sarà ripreso non appena la crescita si rafforzerà.