Sull’emergenza climatica tutto da rifare, o quasi. Nonostante la più lunga Cop della storia (due settimane regolamentari e 48 ore di supplementari) la Conferenza sul clima organizzata dal Cile in Spagna si chiude con un sostanziale rinvio all’anno prossimo delle questioni più delicate. Troppo poco per evitare di essere etichettata come un fallimento. D’altra parte è stato lo stesso Segretario generale della Nazioni Unite, Antonio Guterres, a dichiarare a caldo: «Sono deluso. La comunità internazionale ha perso una occasione importante per mostrare di voler contrastare la crisi climatica».
La presidenza cilena, per bocca della ministra dell’Ambiente Carolina Schmidt, ha cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno: «Nonostante il grande lavoro fatto non siamo riusciti a trovare un accordo, ma abbiamo fatto passi avanti che ci saranno utili per continuare le trattative nei prossimi mesi».
Dunque tutto rinviato al 2020, ultimo anno utile per rendere operativi gli Accordi di Parigi e assumere impegni vincolanti sui tagli alle emissioni, in modo che il riscaldamento della Terra non superi gli 1,5 gradi in più rispetto all’era pre-industriale. Se anche alla Cop26 di Glasgow del prossimo novembre si arriverà in ordine sparso, senza una solida leadership politica capace di indicare la strada, allora davvero non ci sarà più tempo.
Ma il fallimento di Madrid è clamoroso perché arriva al termine dell’anno in cui più forte si è alzata la voce di chi, a cominciare dai ragazzi di Fridays for Future, azioni immediate per non compromettere irrimediabilmente il futuro delle prossime generazioni. «Ancora una volta la politica si è lasciata condizionare dagli interessi legati ai combustibili fossi e ha sbattuto la porta in faccia ai valori della società civile e alle conoscenze degli scienziati», ha dichiarato Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International, alla alla sua 25esima Conferenza Onu sul clima. Le ha fatto eco Jamie Henn, della ong 350.org: «Una manciata di Paesi rumorosi ha dirottato il processo prendendo in ostaggio il resto del pianeta». E sabato sera, quando già si profilava il flop, aveva fatto sentire la sua voce anche Greta Thunberg, sulla via di Stoccolma dopo il lungo viaggio in barca a vela, treno e auto elettrica che l’ha portata a toccare New York, Lisbona, Madrid e Torino. «Sembra che la Cop25 di Madrid stia fallendo. La scienza ha parlato chiaramente, ma è stata ignorata. Qualunque cosa accada non ci arrenderemo mai, abbiamo appena iniziato». Parlando alla Conferenza aveva chiesto azioni immediate e una iniezione di ottimismo. È stata delusa su entrambi i fronti.