L’economia rallenta, la disoccupazione sale anche se aumentano i contratti a tempo indeterminato. Mentre l’inflazione morde, specie per i beni di largo consumo. In un solo giorno l’Istat sforna tre dati poco incoraggianti sulle condizioni del Paese. Il dato del prodotto interno lordo è riferito al terzo trimestre dell’anno, da luglio a settembre. Un periodo che riguarda per intero il governo Conte e che ha visto entrare in vigore il «decreto dignità» con la stretta sui contratti a termine. Rispetto al trimestre precedente il Pil fa segnare un calo dello 0,1%. È la prima volta che accade dal secondo trimestre del 2014. Certo, rispetto allo stesso periodo del 2017 c’è ancora il segno più, con un aumento dello 0,7%.
Ma c’è un altro campanello d’allarme ed è la crescita acquisita, cioè l’andamento del Pil che ci sarebbe per il 2018 se l’economia dovesse restare ferma da qui a fine anno. Siamo allo 0,9%, con una revisione Istat al ribasso. Un segnale di rallentamento che mette a rischio la crescita di 1,2% che il governo prevede per il 2018. E apre il rischio di recessione se nell’ultimo trimestre il segno davanti al Pil dovesse ancora essere negativo. Sul lavoro i dati dell’Istat riguardano il solo mese di ottobre. Il tasso di occupazione rimane stabile al 58,7%. Ma aumenta il tasso di disoccupazione, cioè la percentuale di persone che cercano lavoro, che arriva al 10,6% (+0,2 punti). Cresce, anche se un po’ meno, pure la disoccupazione giovanile al 32,5%, guadagnando 0,1 punti. Se gli occupati sono stabili e i disoccupati aumentano non è perché i conti non tornano. Ma perché calano dello 0,6% gli inattivi.
C’è però un dato interessante, più in profondità. Rispetto al mese precedente ci sono 37 mila persone in più con un contratto a tempo indeterminato, 13 mila in meno con un contratto a termine e 16 mila in meno a partita Iva. C’è quindi un po’ più di stabilità. Per questo il vicepremier Luigi Di Maio sostiene che «qualcosa sta funzionando nel decreto dignità» e che «lo spread sta scendendo». Vero. Ma è anche vero che negli ultimi mesi è salito il tasso di disoccupazione e che l’economia mostra segnali di rallentamento.
Circa i prezzi, a novembre c’è un calo dello 0,1% su ottobre, mentre sui 12 mesi la tendenza fa segnare un +1,7%. Sul cosiddetto carrello della spesa, cioè i prodotti di largo consumo, il quadro peggiora: l’aumento è dello 0,7% rispetto al mese precedente, anche a causa del maltempo, mentre rispetto allo stesso periodo del 2017 l’aumento è dell’1,1%. Una situazione che rischia di complicare il negoziato con l’Ue sulla manovra. «Il segnale della Ue deve essere chiaro: non ci lasciamo ricattare dal governo italiano» ha detto l’ex presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, in un’intervista a Der Spiegel: «Se l’Italia perde l’accesso ai mercati finanziari, l’Europa non potrà salvarla. Il segnale dell’Eurozona deve essere che chi compra titoli di Stato italiani deve considerare la possibilità che non riavrà tutti i suoi soldi», avverte l’ex numero uno dell’Eurogruppo