In valori correnti si tratta di un nuovo massimo, 463 miliardi. E per la prima volta nella storia, sui mercati extra-Ue le nostre vendite superano la soglia simbolica dei 200 miliardi.
A parte questo, tuttavia, scorrendo gli ultimi dati Istat non c’è in effetti molto altro di cui rallegrarsi. Il made in Italy chiude il 2018 con una crescita del 3%, dato non disprezzabile se parametrato ad altri indicatori. Ma il confronto con il 2017, quando il nostro export è balzato del 7,6%, è comunque desolante. Ad abbassare le medie, già non brillanti, è in particolare il mese di dicembre, che presenta un calo congiunturale del 2,3%, del 2,7% su base annua, quarto mese dell’anno in “rosso” in termini tendenziali.
In valore assoluto si tratta di un miliardo di incassi in meno, esito di un arretramento deciso in particolare sui mercati extra-Ue (-5,1%), a cui si contrappone comunque un’Europa non brillante, in frenata dello 0,3 per cento.
Determinante per quest’ultimo risultato è la performance della Germania, i cui acquisti nel mese cedono quasi tre punti. Traducendo così in minori commesse la frenata dell’economia, già visibile nei dati di produzione industriale e nella revisione al ribasso delle stime di crescita 2019. Decisivo in particolare è il crollo del settore auto, con Berlino ad infilare tre mesi consecutivi in calo a doppia cifra in termini di produzione. Uno stop legato in parte alla minore tonicità dei mercati internazionali (in Europa le vendite a gennaio sono risultate in calo del 4,6%) ma acuito dalla difficoltà delle aziende nell’adeguarsi in tempi rapidi alle nuove regole di omologazione, impasse che ha frenato l’output di molte fabbriche. Come risultato, la Germania tra novembre e gennaio ha costruito “appena” 1,1 milioni di vetture, 272mila in meno rispetto a quanto accadeva un anno prima.
Dati che si sono già riverberati sui nostri componentisti, che segnalano un quarto trimestre difficile, e che ora compaiono anche nei valori Istat: per il settore della gomma-plastica il calo dell’export a dicembre in Germania è del 3,5%, per i prodotti in metallo dell’8,5%, per l’elettronica di quasi 18 punti.
Un poco meglio va altrove in Europa, in particolare in Francia, Spagna e Regno Unito, acquisti che rendono meno amare le medie continentali.
Decisamente peggiore il clima sui mercati extra-Ue, in calo del 5,1% a dicembre, con riduzioni diffuse quasi ovunque e un picco negativo in Turchia, dove la caduta del potere d’acquisto interno abbatte del 32,9% le commesse piazzate sui prodotti made in Italy. Il bilancio annuo per Ankara è un calo del 13,1%, in valori assoluti 1,3 miliardi di vendite in menmo per le nostre aziende.
Altro problema serio riguarda la Cina, giù del 15,2% nel mese, del 2,4% nell’intero 2018. Determinante qui il crollo delle nostre vendite di auto, un mercato più che dimezzato dopo il balzo del 2017. Anche se a dicembre (+12,3%) va segnalata una prima inversione di tendenza dopo mesi in caduta libera, il bilancio del 2018 è fortemente negativo, un calo del 60% che vale poco meno di un miliardo di euro.
In termini settoriali, la crescita 2018 dell’export globale (+3%) è sostenuta da prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori (+3,3%), metalli di base e prodotti in metallo (+5,1%), mezzi di trasporto diversi dalle auto (+4,5%) e farmaceutica (+4,7%). Ad abbattere le medie è invece proprio l’auto, unico settore manifatturiero in calo nel 2018, in valore assoluto un arretramento che vale quasi un miliardo di euro, determinato come detto dalle minori vendite in Cina.
In termini di saldo commerciale, il 2018 risente in modo evidente dei rincari del greggio. Se infatti l’avanzo manifatturiero resta stabile a 81 miliardi di euro, è il deficit nell’energia (+7,9 miliardi) ad abbattere il dato globalein modo Nell’ultimo mese del 2018 il surplus commerciale si riduce di 1,4 miliardi.423 milioni di euro (da +5.081 milioni a dicembre 2017 a +3.658 milioni a dicembre 2018).
Nell’anno 2018 l’avanzo commerciale raggiunge 39, 8 miliardi, in decisa riduzione rispetto ai 47,6 del 2017.
Il rallentamento delle vendite oltreconfine non è comunque fenomeno che colpisce solo l’Italia, come evidenziato dai dati Eurostat. A dicembre l’export extra-Ue dell’area euro cede infatti il 2,5% e nel bilancio annuo sono decisamente magre anche le performance di Germania (+3%) e Francia (+4%). Anche su scala europea l’impatto più pesante è quello generato dalla Turchia: un calo del 9% che vale 7,6 miliardi di mancati incassi.