Dopo la Banca d’Italia ed il Fondo Monetario Internazionale, anche la Commissione Ue e l’Ocse potrebbero prendere atto del rallentamento dell’economia che colpisce anche l’Italia e correggere le loro stime. Mentre le previsioni di consenso sulla crescita italiana del 2019 convergono su un modesto 0,6%, l’Ocse per ora è fermo sullo 0,9%. «È vero che c’è per l’Italia un problema di crescita» ha detto il segretario generale dell’Organizzazione, Angel Gurria, al forum economico di Davos in Svizzera, dove ieri sera è arrivato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria ed oggi è atteso il premier, Giuseppe Conte.
«Tra qualche settimana rivedremo le stime di crescita per l’Italia e la Ue» ha invece detto da Bruxelles il Commissario Ue agli affari economici, Pierre Moscovici. La possibilità di una correzione della legge di bilancio per tener conto del nuovo peggioramento della congiuntura, tuttavia, viene categoricamente esclusa dall’esecutivo. Lo aveva detto lo stesso Tria a Bruxelles, dove ha partecipato all’inizio della settimana alle riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, e ieri lo ha ribadito anche il ministro delle Politiche europee, Paolo Savona.
«A seguito della previsione di crescita dello 0,6% di Bankitalia», che Savona ha definito senza mezzi termini «uno scandalo», «è tornata la fissazione, che considero una malattia mentale, che si debba fare una manovra correttiva, il che vuol dire ridurre gli investimenti, invece di farli». Quella previsione «è uno scenario in cui non si fanno gli investimenti», mentre aumentandoli come prevede la manovra, si può puntare a una crescita più alta. Di sicuro le condizioni dell’economia stanno peggiorando in Italia ed in Europa. E cominciano a produrre tensioni anche sul credito almeno nel nostro paese. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, sottolinea la Banca d’Italia, le condizioni del credito offerto dalle banche alle imprese e alle famiglie si è fatta più tesa, e nel primo trimestre di quest’anno non sembrano destinate a migliorare. La minore tolleranza al rischio delle banche è dovuta anche all’aumento dello spread, oggi a 250 punti, che alza i costi della raccolta. Cento punti oltre il livello che l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, fiducioso in un rapido rientro, considera «corretto».
Fatto sta che le imprese in questa prima parte dell’anno stanno chiedendo meno finanziamenti al sistema, anche se la domanda di mutui e prestiti delle famiglie resta alta. La Confesercenti parla addirittura di “credit crunch” e lamenta il permanere di barriere all’accesso delle piccole imprese più piccole (il 91% del totale) ai prestiti bancari (ne assorbono meno dell’11%).
«Se lo scenario dovesse essere quello di un rallentamento dell’economia internazionale, l’argomento sarebbe a favore di un deficit maggiore» sottolinea il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, della Lega. «Se in generale l’economia rallenta, la manovra dovrebbe avere un’impronta ancora più espansiva e questo dovrebbe essere recepito a livello europeo, invece di imporre regole assurde come il pareggio di bilancio» aggiunge. La Commissione, in effetti, dovrebbe tener conto nei suoi giudizi del peggioramento della congiuntura e concedere un margine di manovra maggiore. Ma le regole sono rigide, come sottolinea lo stesso Gurria. «C’è una riduzione della crescita e ci vorrebbe anche una maggior flessibilità da parte dell’Ue» ha detto. Aggiungendo però che c’è anche «un problema di equilibrio tra la minor crescita e le misure sociali che si ritengono necessarie. Un governo nuovo in genere vorrebbe fare tutto in tre giorni… ma si deve avere una visione di medio periodo».