Quando nel 2013 il presidente cinese Xi Jinping lanciò il piano per il rilancio dell’antica Via della Seta, progettando corridoi infrastrutturali dalla Cina all’Europa, le opportunità di business per le imprese italiane sembravano ancora vaghe ipotesi futuristiche. Ma la macchina nel frattempo si è messa in moto e la recente missione guidata da Confindustria a Hong Kong e Mumbai ha messo sul tavolo numeri e settori per partnership e investimenti.
Le cifre in gioco
L’iniziativa B&R nasce come un progetto infrastrutturale per attivare investimenti in sette industrie chiave (servizi pubblici, trasporti, tlc, welfare, costruzioni, ambiente ed energia) tra la Cina e altri Paesi. Le istituzioni finanziarie di supporto sono la banca multilaterale di sviluppo Aiib (Asian infrastructure investment bank), con 57 stati fondatori tra cui l’Italia, e il fondo Silk Road attivato dallo stato cinese alla fine del 2014 con 40 miliardi di dollari. Oggi i Paesi membri di primo livello del progetto sono 72 cui se ne aggiungono 48 coinvolti, tra cui l’Italia. Sono invece 56 le zone economiche e di cooperazione commerciale avviate. I 72 Paesi membri rappresentano il 63% della popolazione e il 29% del Pil e, secondo uno studio Deloitte, l’Italia ha con questo network strette correlazioni commerciali per un ammontare di 210 miliardi di euro e 34 miliardi di euro di contratti in essere nelle costruzioni. Il 38% dei contratti mondiali nelle costruzioni acquisiti dalle imprese italiane arriva da Paesi della Belt%&Road e 5 dei 10 maggiori affari del 2016 proviene da questa cintura di “partner” (Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Tajikistan, Kenya, Grecia). Gli investimenti nei porti italiani, sottolinea Deloitte, sono i primi ad avere avuto benefici significativi come dimostrano la joint venture Cosco-QindDao per il porto di Vado Ligure e le nuove operazioni annunciate nei porti di Genova, Venezia e Trieste.
Il fronte cinese
Durante la missione ad Hong Kong, gli incontri istituzionali e BtoB su costruzioni, logistica, servizi pubblici, sviluppo urbano, energia e nuove tecnologie hanno descritto progetti sulla Belt and Road (B&R) già in fase avanzata. Ad Hong Kong,il 28 e il 29 giugno, una ventina di medio grandi-imprese dell’area trasporti, infrastrutture, ingegneria ha partecipato al Belt and Road Summit dove sono stati approfonditi 170 progetti legati alla B&R. Un incontro specifico è stato organizzato con la China international contractors association, che conta 1.300 membri attivi nell’energia, nell’industria pertolchimica, nelle tlc, nel trattamento delle acque e nei trasporti. Ad emergere con forza è l’importanza, per collaborare con successo alle iniziative della B&R, della presenza sul posto delle aziende straniere. Le Soe cinesi del resto, cioè le imprese a controllo statale, guardano con favore a partnership estere per mitigare i rischi. Un’ulteriore chiave di accesso è la capacità di proporsi per infrastrutture “sociali” che ruotano intorno a quelle tradizionali, entrando in partnership pubblico -private.
Le opportunità in India
Pochi giorni prima la missione organizzata nell’ambito del progetto “Belt&Road” di Confindustria aveva fatto tappa in India, a Mumbai, dove si è tenuto il terzo meeting annuale dell’Asian Infrastructure Investment Bank. L’Aiib offre, anche per le imprese italiane, opportunità come la partecipazione a gare di appalto in ambito pubblico o privato. Oltre ai seminari sui finanziamenti Aiib, l’appuntamento di Mumbai ha aperto a tracce di business con l’autorità locale per lo sviluppo della rete metropolitana e con quella per le infrastrutture stradali. Strade, metro, ferrovie presentano notevoli spazi di inserimento. Chance reali anche per le nuove tecnologie destinate alla costruzione di case, nell’ambito di un programma abitativo con 10 milioni di nuove abitazioni nelle aree urbane. Un caso a sé, poi, è il piano dello stato centrale dell’Andrha Pradesh che si prepara a costruire una nuova capitale in grado di ospitare fino a 35 milioni di persone, con una grande network di ospedali, università, trasporti, energia.
La via della Seta Artica
Michele Geraci, neo sottosegretario allo Sviluppo economico, offre una nuova lettura. «La Cina sta già lavorando alla nuova via della Seta Artica, aperta dallo scioglimento dei ghiacciai. Per i traffici verso i porti del Nord Europa, sarà più breve del 25% rispetto al Canale di Suez e il Mediterraneo rischia di perdere centralità. Dobbiamo attrezzarci ed entrare presto nel partenariato per i grandi progetti di questo nuovo asse».