Non lasciare la ricostruzione del viadotto sul Polcevera alla sola Autostrade per l’Italia, quindi ad Atlantia-Benetton, ma seguirla direttamente facendo intervenire una società nell’alveo pubblico come Fincantieri, controllata dalla Cassa depositi e prestiti(Cdp). È questa l’idea alla quale sta lavorando il governo. Sullo sfondo dell’intera operazione di ricostruzione e sostegno alla città ferita di Genova ci sarebbe la Cdp, che a partire dalla tragedia del crollo del ponte Morandi affermerebbe la missione di regista dello sviluppo industriale del Paese secondo l’impostazione voluta dal governo Lega-5 Stelle.
La trasferta di ieri a Genova dell’amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo con i vertici di Ansaldo Energia — che ha lo stabilimento sotto il ponte Morandi —, Giuseppe Zampini, e di Fincantieri, Giuseppe Bono, altra realtà industriale presente in città, è servita a porre le prime basi di questo intervento. Al presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e al sindaco, Marco Bucci,Cdp ha messo a disposizione uno schema (strumenti,regole e capitali) già utilizzato per le calamità naturali,come i terremoti dell’Aquila, dell’Emilia e delle Marche. Entro quindici giorni sarà firmato un protocollo con «l’individuazione di un’articolata serie di misure a sostegno delle infrastrutture, della mobilità, delle imprese e dei cittadini», è stato comunicato al termine di una riunione tecnica tra Toti, che è anche commissario per l’emergenza, Bucci e Palermo. «Stiamo lavorando per trasformare questa immane tragedia in una grande opportunità di cambiamento e modernizzazione di questa città come promesso». In Cdp «ci sono possibilità finanziarie e tecnologiche di grande qualità e rilevanza di cui potranno usufruire Regione e Comune per tutti i piani di sviluppo», hanno detto Toti e Bucci.
La Cdp ha già messo a disposizione 40 alloggi per circa cento sfollati ed è pronta a sospendere fino a due anni le rate dei mutui accesi dal Comune e a finanziare interventi sulla mobilità urbana.
Ma dietro le quinte a Palazzo Chigi si sta lavorando a un progetto molto più grande: far entrare la Cdp da protagonista nella costruzione del nuovo ponte. Potrebbe farlo solo indirettamente, attraverso Fincantieri. Una delle ipotesi in campo è che il commissario alla ricostruzione scelga di ricorrere a un’associazione temporanea di imprese(Ati). In questo consorzio, accanto alle società di costruzioni interna di Autostrade, farebbe parte Fincantieri Infrastructure, una nuova società del colosso cantieristico. Data l’urgenza, si potrebbe anche non bandire la gara, magari utilizzando strumenti messi a disposizione da un decreto legge.
Non è uno scenario che si realizzerà in pochi giorni, spiegano fonti al lavoro sul piano. Sono tanti i tasselli da mettere a posto ma nel governo si punta in questa direzione. Fondamentale sarà il progetto del ponte. Dal punto di vista politico, la partecipazione di Fincantieri alla ricostruzione sarebbe garanzia di terzietà nei lavori rispetto ad Autostrade. E darebbe visibilità internazionale a una società su cui Fincantieri sta investendo.
Il colosso dei cantieri quotato in Borsa e al 71% circa di Fintecna (Cdp), ha creato da circa due anni Infrastructure mettendo insieme le varie competenze ingegneristiche del gruppo, in particolare nella costruzione di ponti di acciaio, esattamente il materiale che Autostrade vuole usare per sostituire il Morandi. È una realtà in espansione: pochi giorni fa ha rilevato dall’amministrazione straordinaria la società Cordioli, di Valeggio, specializzata nella carpenteria pesante e con all’attivo opere come le paratie del Mose a Venezia e la Nuvola di Fuksas.
«Fincantieri ha tutte le capacità e le conoscenze per costruire un’opera di questo genere», si è fatto avanti ieri Bono. «Ne stiamo facendo quattro in Belgio» ma, ha sottolineato, «nessuno al momento ce lo ha chiesto». Il governatore Toti ha colto la palla al balzo: «Autostrade ha la titolarità e la responsabilità dei lavori, auspico che prenda in considerazione la disponibilità di un colosso come Cdp per la qualità delle aziende che ci sono dentro. Potrebbe e dovrebbe in qualche modo, ma non è una costrizione, intavolare una discussione per il coinvolgimento dei grandi gruppi industriali del Paese».