L’alleanza giallo-rossa, nata quasi per caso nell’estate dell’editto del Papeete, avrebbe la maggioranza anche nel nuovo Parlamento formato ridotto. E la avrebbe se si votasse, già domani, con il Rosatellum, ovvero con l’attuale sistema elettorale misto. Una conclusione non di poco conto, contenute in una simulazione di YouTrend, che gli stessi analisti propongono con cautela (non è stata ancora disegnata la nuova mappa dei collegi) ma che è oggetto di discussione fra le forze politiche che si sono impegnate a presentare entro dicembre la legge elettorale. E che già stanno rivedendo le loro certezze granitiche sui vantaggi del proporzionale e del maggioritario.
YouTrend ha preso in considerazione la distribuzione territoriale del voto emersa in occasione delle Europee, riparametrata con i dati dell’ultimo sondaggio Quorum. Il risultato ha una doppia faccia: una coalizione fra Pd, 5Stelle, Italia Viva, Europa Verde e La Sinistra sarebbe oggi al 46,2 per cento dei consensi. Il centrodestra unito (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Cambiamo! di Giovanni Toti) al 47,2. Ma, se si trasformano i voti in seggi con il Rosatellum, i risultati sono sorprendenti. In entrambi i rami del Parlamento la coalizione oggi al governo sarebbe sull’orlo della maggioranza assoluta: 199 eletti per i giallo- rossi contro i 190 per il centrodestra. Il tutto senza tener conto degli eletti all’estero. E ciò perché, ripartendo proporzionalmente le percentuali ottenute in ogni regione nei collegi uninominali diminuiti di numero, le forze dell’attuale maggioranza potrebbero vincere in 78 collegi su 147. Farebbero quasi il pieno al Sud e nelle Isole, conquistando l’85 per cento dei seggi. Da Roma in su, invece, Pd-M5S e alleati risulterebbero vincenti nelle ex regioni rosse e nelle grandi città. Il centrodestra, al contrario, si imporrebbe prevalentemente nel Nord. Al di fuori dei collegi urbani di Torino, Milano e Genova, la coalizione a trazione leghista vincerebbe tutti i collegi del Nord Ovest. Nella componente maggioritaria, insomma, l’eventuale riproposizione di un’intesa demogrillina avrebbe la meglio. Più equilibrata la situazione nella quota proporzionale.
Stesso scenario al Senato, dove i giallo-rossi avrebbero 101 seggi e il centrodestra si fermerebbe a 93. Anche in questo caso sarebbe la quota maggioritaria a fare la differenza. Se invece si ricalcolano i dati attraverso un proporzionale con sbarramento al 3 per cento, il risultato sarebbe di sostanziale pareggio. Anche Demopolis ha fatto una prima simulazione, giungendo a risultati simili: incerto l’esito se si votasse con il Rosatellum ma Pietro Vento, direttore dell’istituto, ammette che «un’intesa Pd-M5S-Renzi potrebbe essere un fattore decisivo. Ma attenzione, bisogna andare oltre i numeri e capire se gli elettorati di questa coalizione, che finora si sono guardati in cagnesco, saranno capaci di sostenere candidati comuni. Molto — afferma Vento — dipenderà dal successo o meno della manovra economica e delle intese regionali». Con il sistema proporzionale, invece, anche per Demopolis si andrebbe a un pari e patta: 47% a testa per le due coalizioni. Più o meno duecento deputati al centrodestra e duecento a M5S con Pd e Italia Viva. Leu e Cambiamo!, ad oggi, resterebbero sotto la soglia di sbarramento.
Altri istituti di ricerca, pur allenandosi sui “modelli” di simulazione, non arrivano a conclusioni neppure ufficiose. I confini geografici dei collegi, all’interno delle regioni, sono ancora un’incognita. Ma per Giovanni Forti, autore della ricerca per YouTrend, una prima domanda — persino provocatoria — si può fare: «Siamo sicuri che il Pd debba inseguire il proporzionale? Fa bene Salvini a insistere per il referendum per il maggioritario? Queste simulazioni pongono qualche dubbio». Chissà se è un caso che i dem abbiano virato leggermente la loro rotta: «Noi proponiamo un proporzionale con sbarramento alto e in alternativa ma con la stessa convinzione un maggioritario con doppio turno », dice Stefano Ceccanti, aggiungendo di non «sapere di non voler saper nulla delle simulazioni». Di qui a dicembre le proposte saranno tante e terranno conto del peso di nuovi e vecchi alleati, in primis Italia Viva. Ma dalle parti del Nazareno si comincia a pensare che il vituperato «Rosatellum », forse, non è tutto da buttare.