Il 22 marzo 2021 ha avuto luogo il primo sciopero italiano di Amazon.
I lavoratori lamentano turni insostenibili oltre al problema della ripetitività del lavoro. L’infermeria è sempre affollata per i danni fisici per non parlare dei danni psicologici i cui dati però sono più difficili da raccogliere.
Un ritratto grottesco della multinazionale, che dal canto suo si difende dicendo che la salute dei propri dipendenti è ed è sempre stata la priorità per loro e dimostrando come rispettino tutte le leggi e i regolamenti che riguardano turni e lavoro ripetitivo dando anche la possibilità di cambiare regolarmente mansione per favorire la diversificazione tra i compiti.
A tal proposito riportiamo l’intervista di Francesco Mannoni a Martin Angioni, l’autore del libro, per Il Giornale di Brescia.
Dott. Angioni ha considerato che qualcuno potrebbe pensare che lei abbia scritto il libro come una sorta di riscatto da Amazon, dalla quale è stato licenziato per affermazioni non gradite dall’azienda?
Certo, tanto è vero che il libro parte proprio dal licenziamento, per mettere in chiaro come sono andate le cose e liberare il campo da ogni equivoco in merito. Il libro parla di Amazon, ne descrive la cultura e – in modo equilibrato, fattuale – luci e ombre. Non è un libro «a tesi» bensì un tentativo di dare ai lettori gli strumenti per farsi un proprio giudizio su un operatore commerciale con il quale, ormai, quasi tutti – da consumatori – abbiamo a che fare. Secondo me è importante essere consumatori informati e consapevoli.
Quali sono le ombre dietro le quinte?
Da dipendente ho sofferto un’ideologia pervasiva, i principi di leadership, tutta l’organizzazione aziendale, il fatto che ci siano tanti processi formativi che la rendono un macchinone molto pesante. In certi momenti mi sentivo Charlie Chaplin in «Tempi moderni» preso in mezzo a tanti ingranaggi senza controllare niente, al centro di una ruota che gira velocissima. Può essere un po’ alienante, in certi momenti. E mi dicevo: questa azienda così efficiente sta facendo terra bruciata intorno a sé, perché in soli 25 anni è già arrivata a più di metà della dimensione della più grossa azienda del mondo, la Walmart, che però è stata fondata alla fine degli anni ’50.
Una crescita inarrestabile?
Decisamente. Se un domani non ci saranno più alternative ad Amazon, chi ci assicura che continueranno a fare dei prezzi favolosi, a darci un servizio sempre eccellente e a rinnovare senza sosta? Sono domande che ogni consumatore dovrebbe farsi. Perché se tutti concentriamo i nostri acquisti su Amazon, piano piano muoiono tutte le alternative.
Il creatore, Jeff Bezos, è un genio assoluto?
È un genio perché ha creato dal nulla questa macchina straordinaria, qualcosa che non ha eguali nel mondo. Tanto di cappello a questo signore, perché ha fatto una cosa che 25 anni fa era impensabile. Adesso gli standard di Amazon sono i migliori e nessuno riesce neanche ad avvicinarsi ai loro livelli di servizio.
Per i colossi tecnologici si parla spesso di evasione fiscale…
Non parlerei di evasione, ma di ottimizzazione fiscale. Nel penultimo capitolo del libro spiego come i profitti delle società operative sono così poco tassati. La Holding lussemburghese, che riceve royalties dalle società operative per l’utilizzo della proprietà intellettuale (IP, la tecnologia proprietaria sviluppata e brevettata da Amazon) è detenuta da soggetti non residenti, quindi è una società che non è tassata né in Lussemburgo né negli Stati Uniti fintanto che questi utili non vengono rimpatriati. Il tutto alla luce del sole, e la struttura è replicata da tanti altri operatori delle nuove società tecnologiche: c’è chi lo fa in Lussemburgo e chi in Olanda, però sono schemi abbastanza simili.
Intervista di Francesco Mannoni, pubblicata su Il Giornale di Brescia il 16 giugno 2020.