L’industria italiana archivia il 2017 con una crescita dei fatturati (+5,1%). La fase finale dell’anno conferma la tendenza dei primi trimestri del 2017, in dettaglio a dicembre il fatturato dell’industria made in Italy mostra un incremento del 2,5%, se confrontato al mese di novembre. Un miglioramento che consente di chiudere l’ultimo trimestre con un balzo del 2,9% rispetto ai tre mesi precedenti. La spinta permette di raggiungere un valore complessivo del fatturato industriale annuo in aumento appunto del 5,1%, il dato migliore dal 2011 (il solo settore manifatturiero segna un + 3,3%). In crescita anche gli ordini che a dicembre salgono del 6,5% rispetto a novembre. Nell’ultimo mese del 2017 alla crescita congiunturale concorrono sia il mercato interno (+2,9%) sia i mercati esteri (1,9%). I dati dell’Istat indicano inoltre un indice destagionalizzato al livello più alto dall’ottobre del 2008, data del fallimento di Lehman Brothers e dell’avvio di una lunga stagione di crisi economica e di decrescita.
Tra i dati elaborati dall’Istat figura l’aggiornamento dell’indice dei prezzi al consumo nel mese di gennaio: l’inflazione aumenta dello 0,3% rispetto al mese di dicembre, mentre su base annua segna +0,9%. Il costo del cosidetto carrello della spesa cresce dello 0,7% su base mensile e dell’1,3% confrontando gennaio con l’analogo periodo del 2017. Alla ripresa dei fatturati e dei prezzi al consumo si aggiunge un ulteriore dinamica sul fronte del lavoro. L’aggiornamento dell’Osservatorio sul precariato, predisposto dall’Inps, certifica che nel 2017 nel settore privato il saldo tra assunzioni e cessazioni è pari a 488 mila posti di lavoro (nel 2016 sono stati 326 mila). Nello specifico, però, i contratti a tempo indeterminato calano di 117 mila unità (solo il 23% delle nuove assunzioni è stabile) a fronte dei rapporti a tempo determinato in attivo di 537 mila contratti, a cui si aggiungono i saldi positivi dei contratti stagionali (+10 mila) e degli apprendistati (+58 mila). A gennaio l’Inps certifica infine il calo del 43,3% delle ore di cassa integrazione rispetto al gennaio 2017 (17,3 milioni di ore rispetto a 30,5 milioni di ore).