Luigi di Maio dà un’accelerazione alla trattativa per il salvataggio di Alitalia. «Ci sono Ferrovie dello Stato e c’è Delta, ci sarà il ministero dell’Economia. In base a quello che stiamo vedendo della torta manca un 15%», dichiara il ministro dello Sviluppo, quando ancora manca il via libera ufficiale — che però dovrebbe arrivare nelle prossime ore — alla proroga chiesta dalle Fs per presentare un’offerta vincolante per la compagnia sull’orlo della liquidazione.
«Questi sono i giorni in cui ci sono le trattative, i commissari stanno valutando, e le offerte stanno arrivando», sostiene Di Maio, ospite della registrazione di Otto e mezzo su La7. Aggiungendo che «non manca il 40%, assolutamente no. Si può arrivare anche al 15% in questo momento in base a quello che stiamo vedendo della torta. Ci sono tre soggetti, ne manca uno». È un passo avanti, perché finora si era capito che le Fs prendessero il 30% del capitale della newco per il rilancio di Alitalia, Delta il 15% e il Mef un altro 15%. Ma se manca solo un socio che prende il 15%, la ripartizione delle quote è cambiata. Forse Delta ha dato la disponibilità ad aumentare la sua partecipazione. Dal vettore Usa però non fanno commenti. E Di Maio non spiega di più, limitandosi a dire che «ci sono tre soggetti, e ne manca uno».
Le Ferrovie hanno più volte sostenuto di lavorare a un piano industriale sostenibile e la necessità di aprire la compagine azionaria non solo a un partner pubblico (Mef e Cassa Depositi e prestiti attraverso il fondo 4R), ma anche a un socio (italiano) privato.
Il tassello mancante potrebbe essere Atlantia, che solo in apparenza sembra tirarsi fuori. «Abbiamo talmente tanti fronti aperti, che non possiamo permetterci di impegnarci su un fronte talmente complesso come è Alitalia», ha affermato ieri Giovanni Castellucci, amministratore delegato della holding della famiglia Benetton, alla presentazione di una mostra su Leonardo, promossa da Atlantia e organizzata da AdR allo scalo romano. Perciò «non c’è nessuna novità, nulla è cambiato», rispetto a qualche settimana fa. Ma poi, quando gli si chiede se sia un no definitivo, il manager glissa: «Non posso dire di più».
Atlantia, società di controllo di Aeroporti di Roma e quindi di Fiumicino, l’hub di Alitalia, oltre che di Autostrade, sarebbe in realtà più che disponibile a entrare nella cordata con Fs, Delta e Mef, tanto più con una quota ridotta intorno al 15%. Ma chiede condizioni al suo ingresso: la sua partecipazione, oltre a dare un assetto stabile alla compagnia aerea, dovrà servire anche a normalizzare i rapporti con il governo, incrinati dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, che ha provocato 43 vittime, e la minaccia di revoca delle concessioni autostradali in mano al gruppo.