Nei giorni passati dal voto l’attenzione da parte degli analisti si è appuntata giustamente sul nesso tra i successi di Lega e 5 Stelle e il rispettivo «sottostante» territoriale, il Nord per i primi e il Sud per i secondi. Un tema che però non è stato ancora sufficientemente focalizzato riguarda il rapporto tra i copiosi voti raccolti da Matteo Salvini al Settentrione e i protagonisti della ripresa economica. Gli ultimi dati dell’economia reale di cui disponiamo mostrano, pur con lo strumento imperfetto rappresentato dalle indagini a campione, che almeno in tre regioni del Nord (Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna) i livelli della produzione industriale e delle esportazioni sono non solo sostenuti ma in continua crescita. Ebbene mettendo in relazione i distretti che maggiormente hanno usufruito del commercio internazionale e della capacità di vendere all’estero — come ha fatto Luca Orlando sul Sole 24 Ore — e i voti alla Lega non dico che c’è perfetta sovrapposizione ma le due tendenze si accompagnano, hanno fatto un pezzo di strada assieme.
Si può concludere quindi che Salvini al Nord non ha rastrellato voti solo tra coloro che si considerano i perdenti della globalizzazione — la versione padana dei forgotten men — ma anche tra i vincenti dell’apertura dei mercati? Per cercare di rispondere è meglio procedere un passo alla volta. I sondaggisti concordano nel sostenere che la Lega ha catalizzato su di sé i consensi delle piccole imprese e delle partite Iva, quello che una volta era il popolo dei capannoni e oggi dopo la Grande Crisi ha un’identità più differenziata. Nonostante la buriana dei sette anni di recessione sia passata, anche chi è riuscito a restare in piedi e non ha chiuso bottega si sente abbandonato e vessato da burocrazia e tasse. Molti di loro in passato avevano votato il partito del «fare» rappresentato da Forza Italia e invece questa volta hanno trovato la risposta che cercavano in Salvini grazie un mix politico capace di sommare i temi di cui sopra e l’enfasi sui problemi della sicurezza.
Ma fin qui parliamo di orientamenti assodati. Più intrigante è tentare di capire ciò che lega il successo di Salvini ai vincenti della globalizzazione. Se nel nuovo triangolo della ripresa ’18 tra Varese, Bologna e Treviso aumenta il numero delle imprese che ha cambiato struttura e mentalità rispetto al pre crisi, si allungano le catene di fornitura oltre il perimetro del vecchio distretto e un numero maggiore di Pmi ne entra a far parte guadagnandone in stabilità e longevità, tutto ciò vuole dire che l’apertura dei mercati, lo sviluppo del commercio internazionale hanno favorito questi processi e hanno messo al sicuro molte aziende dal dipendere esclusivamente dal mercato interno. Ma perché votare Lega? Un’interpretazione che viene da Roberto Weber parla di una sorta di sovranismo temperato, si esporta alla grande ma si rimane legati a una visione che potremmo definire di patriottismo economico. Si fa zapping sulla proposta identitaria della Lega senza metterla in contraddizione con i trend dell’economia reale. Non si aderisce in toto al verbo sovranista ma se ne condivide/utilizza una quota parte, quella che rimanda all’orgoglio nazionale.
Una seconda interpretazione dell’abbinata ripresa economica-voto alla Lega viene da Luca Comodo di Ipsos che sottolinea il peso dell’ issue «immigrazione» nell’orientamento degli operatori economici settentrionali, anche di quelli più aperti ai commerci. È come se si volesse la botte piena e la moglie ubriaca, si vive pienamente dentro un’economia aperta e se ne usano con abilità gli spazi di crescita ma non si condivide in toto la globalizzazione e si abbraccia una visione securitaria per contenere l’impatto dell’immigrazione. Un doppio binario che si nutre — per i sondaggisti — anche con il calo di fiducia verso la Ue che coinvolge un po’ tutti, anche i ceti professionali considerati in passato più europeisti. Infine il giudizio sugli enti locali: le amministrazioni guidate dalla Lega godono di una buona reputazione presso gli operatori economici e questo giudizio chiude in qualche maniera il cerchio del nuovo consenso.