Una giornata di grande tensione — ma solo per l’Italia — sui mercati finanziari. Che si è conclusa con una nota di peso. Ieri in tarda serata l’agenzia di rating Moody’s ha diffuso un comunicato in cui afferma che il giudizio Baa2 sul Paese è sotto osservazione per un possibile declassamento. Rischio di indebolimento del bilancio e stallo delle riforme strutturali: queste le criticità dell’Italia che hanno spinto l’agenzia americana a mettere il rating del nostro Paese sotto osservazione. Il contratto per il governo» tra Lega e M5S — aggiunge la nota — «include potenziali costose misure su tasse e spesa, senza proposte chiare su come finanziarle». Moody’s si affretta peraltro ad aggiungere che resta «molto basso» il rischio di un’uscita dell’Italia dalla zona euro.
La giornata non era cominciata bene. Quasi subito in apertura di seduta lo spread Btp Bund a dieci anni ha sfondato per la prima volta dal febbraio 2014 la soglia dei 200 punti, toccando poi un massimo a 216 punti, per poi chiudere a 204, valore cui è associato un rendimento del 2,43%. Alta anche la tensione sui Btp di breve termine, a due anni, il cui differenziale con il pari durata tedesco è schizzato a quota 108 punti. Stabile invece il divario fra i Btp e i titoli spagnoli e portoghesi a 100 e a 53 punti base. Intanto Piazza Affari archiviava la sua nona seduta consecutiva di ribassi con un calo dell’1,54% e con un tonfo dei titoli bancari. Vale la pena ricordare che anche Madrid ha vissuto una giornata difficile. A causa delle probabili dimissioni del governo Rajoy la Borsa ha chiuso a -1,70%.
Ma è stata l’Italia il Paese al centro della speculazione internazionale (si parla di un riaffacciarsi degli hedge fund con posizioni ribassiste sul debito italiano) e delle valutazioni preoccupate degli investitori istituzionali non speculativi. Secondo dati Bofa Merrill Lynch nell’ultima settimana sarebbero defluiti dalla Penisola fondi netti per un ammontare di oltre 400 milioni di euro, valore che non si registrava da alcuni anni.
Le incognite politiche sulla formazione del governo e l’incertezza sulla definizione del nome che andrà ad occupare la casella chiave del Ministero del Tesoro hanno dunque scatenato un’ondata di vendite non solo sui titoli del debito pubblico italiano ma anche, come abbiamo visto, sul listino di Piazza Affari, in una giornata peraltro contrastata e caratterizzata da leggeri rialzi a Londra e a Francoforte e da un calo a Parigi e a Madrid. Il listino milanese ha perso in nove sedute il 7,3%, bruciando così 51 miliardi dallo scorso 15 maggio. Naturalmente a soffrire maggiormente di questi cali sono state le banche, i cui bilanci sono infarciti di titoli del debito pubblico italiano che a causa dell’aumento dei rendimenti hanno subito perdite pesanti in termini di valore capitale L’indice del settore bancario, Ftse All Share Banks ha ceduto in 9 sedute il 15,2%, il doppio della media del mercato.