Ha i minuti contati. In programma c’è l’incontro con la Regina Elisabetta a Buckingham Palace insieme agli altri capi di Stati e di Governo dei Paesi Nato ma il tempo per togliersi qualche sassolino dalla scarpa lo trova comunque il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte nei saloni dell’ambasciata italiana nel Regno Unito. Ci tiene a riconoscere innanzi tutto il ruolo decisivo dei grillini nella partita del Fondo salva Stati: «nessun dissenso con Di Maio», assicura, e ribadisce come un mantra che il Mes deve essere discusso insieme agli altri dossier dell’unione bancaria in una «logica di pacchetto». Ma non fa fatica a prevedere che sul Mes si potrà ottenere facilmente un rinvio della firma di qualche mese. Insomma «nessun veto» ma «non ci faremo fregare» assicura il premier.
Ma Di Maio dice che il Movimento 5 stelle è l’ago della bilancia… «Ha ragione – risponde secco Conte – io dico che è giusto, sottoscrivo». Ma la sorte del Mes dipenderà da loro? «Credo – aggiunge il premier – che la loro volontà sarà decisiva così come quella delle altre forze politiche perchè senza nessuna forza che sostiene il Governo non si va avanti, lavoriamo in un percorso collettivo, e le riforme che adotteremo saranno sempre nell’interesse dei cittadini». Ma cosa succederà alla riforma del Mes? «Ci stiamo muovendo in una logica di pacchetto – dice Conte – abbiamo fatto un vertice di maggioranza; il progetto comprende unione bancaria e monetaria e l’Italia si esprimerà solo quando sarà in grado di fare una valutazione complessiva su dove si sta andando, io ancora non ho firmato nulla, meno che mai una cambiale in bianco». Ma cosa vuol dire logica di pacchetto, soprattutto su dossier che hanno tempi di maturazione diversi? «Ci sono tante varianti in una logica di pacchetto – afferma il premier – anche dal punto di vista procedurale e tanti modi per affermare questo metodo».
Sul Mes Conte tiene a precisare che «sino a quando non si appone una firma ci sono sempre margini per migliorare un Trattato, non mi interessa – aggiunge – se gli altri Paesi considerano chiuso l’accordo, se tu mi porti sull’unione bancaria un progetto che non ci piace io non firmo il Mes, non è un ricatto, è la logica di pacchetto, mettere in discussione tutto. Insomma, non ci faremo fregare». Ma si esclude un rinvio sul Mes?
«No – dice Conte – non lo escludo anche se non si parla di veto, quello lo può mettere solo il Parlamento. E poi abbiamo evitato tante insidie, io non ho abbracciato fideisticamente il Mes ma bisogna evitare la fanfara che fa salire lo spread, l’Italia ha un debito sostenibile e il Mes si attiva su solo base volontaria; c’è anche un common backstop con cui gli aiuti vengono dati direttamente alle banche e non agli Stati, quindi senza gravare ulteriormente sul debito pubblico».
Un’altra divergenza della maggioranza è sulla prescrizione. «Stiamo già lavorando a un compromesso – precisa Conte – la prescrizione col primo grado di giudizio è una soluzione assolutamente sostenibile, ma sicuramente va corredata con misure di garanzia che assicurino la ragionevole durata del processo, troveremo sicuramente una soluzione sostenibile a tutela di un giusto processo». E a chi lo accusa di essere “troppo spostato sul Pd” replica: «È?una stupidaggine dire che sul Mes sono più vicino al Pd, che è arrivato adesso. Gualtieri su un percosrso di 100 chilometri sta compiendo l’ultimo miglio».