Il premier Giuseppe Conte definisce «molto difficile e complesso» il negoziato «tecnico» in corso con la Commissione europea per evitare il rischio di una procedura d’infrazione contro l’Italia per deficit eccessivo a causa dell’alto debito. Questo anche perché, nella due giorni del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea a Bruxelles, non sembra aver ottenuto aiuti concreti da leader influenti nella ben più importante trattativa nel livello politico-decisionale.
Lo stallo nella scelta dei nuovi presidenti di Consiglio dei governi, Commissione europea, Banca centrale europea ed Europarlamento non ha favorito la ricerca di alleati sul rischio procedura, offrendo in cambio appoggi ai loro candidati alle più ambite europoltrone. Il rinvio concordato rimanda ora a un nuovo summit fissato il 30 giugno. Conte e gli altri principali leader dell’Unione Europea potranno comunque negoziare informalmente anche il 28 e 29 giugno al G20 a Osaka in Giappone.
Dalla prossima settimana riparte il confronto tecnico con la Commissione europea, accusata dal premier di «stime fuori dalla realtà» sui conti pubblici italiani. «I numeri reali o quantomeno una proiezione molto più rispondente alla realtà, perché aggiornati a giugno, ce li abbiamo noi», ha detto Conte, escludendo di procedere a Bruxelles «con un cappello in mano» perché «l’Italia non ha nulla di cui farsi scusare» e non intende «sottrarsi al rispetto delle regole Ue».
Alla Commissione europea, presieduta dal lussemburghese Jean-Claude Juncker, rimprovera anche di aver danneggiato l’economia italiana non intervenendo sulle pluriennali violazioni di Germania e Olanda alla regola Ue sul limite di surplus nelle partite correnti, come sulla concorrenza sleale di paradisi fiscali comunitari tipo l’Olanda e il Lussemburgo di Juncker.
Conte si è detto orgoglioso «come italiano» dell’applauso dei leader al presidente uscente della Bce Mario Draghi, che ha partecipato al suo ultimo Eurosummit garantendo ancora misure espansive, se necessario.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha inserito Draghi tra «i grandi dirigenti della zona euro» e ha ironizzato sulla «conversione» del candidato tedesco al vertice della Bce, l’attuale presidente della Bundesbank Jens Weidmann, in passato ostile agli stimoli del collega italiano dell’Eurotower. Macron preferirebbe il connazionale Francois Villeroy a capo della Bce e si sta scontrando con la cancelliera tedesca Angela Merkel, che però ha garantito il solito accordo franco-tedesco sulle europoltrone entro il 30 giugno.
Germania e Francia hanno già condiviso l’addio al candidato tedesco alla Commissione europea, l’eurodeputato Manfred Weber.
Conte vorrebbe un commissario Ue «con portafoglio economico importante» insieme alla flessibilità sui conti. Ma ha escluso di concedere «modifiche dei trattati sfavorevoli all’Italia» nella riforma dell’Unione economica e monetaria, dove avanzano i progetti franco-tedeschi sui salvataggi bancari e le penalizzazioni per i Paesi ad alto debito, mentre resta ferma la Garanzia europea sui depositi sollecitata da Roma. Ha poi negato contrasti con il vicepremier Matteo Salvini sulla flat tax rivendicando un obiettivo ancora «più ambizioso».