Strategia. Lo spostamento dal Consiglio dei ministri di ieri a quello di lunedì prossimo dell’assestamento di bilancio è stata una scelta d’opportunità. I numeri del documento che il governo avrebbe dovuto approvare ieri non sarebbero bastati a risparmiare all’Italia la procedura di infrazione sul debito, sulla quale la commissione europea dovrà decidere martedì prossimo. Giuseppe Conte lo sa, e sa che prima di chiudere la partita dei conti deve giocarne una tutta politica. A margine del G20 di Osaka, a partire da stasera, incontrerà la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier francese Emmanuel Macron, poi l’olandese Mark Rutte, lo spagnolo Pedro Sanchez. Ogni pausa, ogni caffè, ogni pranzo, tutto sarà utilizzato dal presidente del Consiglio per far capire ai principali leader dell’Unione che le conseguenze di una procedura contro il nostro Paese sarebbero gravi per tutti. Per far sentire il peso politico dell’Italia sperando che basti a superare lo scetticismo da cui si è sentito circondare la settimana scorsa al consiglio europeo.
Il premier ha percepito che la commissione non ha intenzione di fare sconti: «È in scadenza, non ha nulla da perdere», dicono a Palazzo Chigi. Per questo, Conte voleva fare un’uscita dirompente contro il presidente Jean-Claude Juncker e il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici già la scorsa settimana. Poi ha deciso di aspettare. Di usare il viaggio in Giappone per convincere i leader a fare pressioni per salvare l’Italia, piuttosto che farle del male.
È una via strettissima e particolarmente tortuosa. A complicarla, la forza dei numeri. La commissione fa trapelare stupore per lo slittamento dell’assestamento di bilancio, ma ne comprende le ragioni. Quel che l’Italia aveva messo sul piatto finora è insufficiente su due fronti: mancano dei soldi sul 2019, la correzione di 9 miliardi sicuri e garantiti non c’era. E manca soprattutto qualsiasi tipo di garanzia sul 2020. Su questo Bruxelles è durissima, ma lo sono anche i governi. Salvare la faccia alle regole europee non è solo fondamentale come monito per tutti, è indispensabile davanti ai mercati.
La commissione ha chiarito che stavolta non si accontenterà di una lettera, perché considera quella dello scorso dicembre già disattesa. Juncker e Moscovici vogliono garanzie più forti, un atto di governo che sta all’Italia indicare. Perché a politiche invariate, il debito nel 2020 andrebbe al 135,2%. Con il deficit al 3,5. Nessuno vuole lo scontro, ma queste cifre sarebbero un pericolo per l’intera eurozona.
I cinque leader europei presenti a Osaka avranno tutti al seguito i loro ministri delle Finanze. Sarà con loro che l’Italia dovrà parlare, attraverso Giovanni Tria. Conte dovrà convincere loro, come ha già fatto capire Angela Merkel giovedì notte a Bruxelles, quando davanti a un tentativo di interlocuzione del premier italiano sulla procedura di infrazione ha risposto solo: «Ne parlerò con Scholz», il ministro delle Finanze tedesco. La speranza del capo dell’esecutivo è che a Osaka vada diversamente. Che Merkel e Macron diano ascolto al suo campanello d’allarme: un Paese grande come l’Italia schiacciato dalle conseguenze di una procedura di infrazione sul debito sarebbe un problema per tutti.
Dal Giappone i leader europei partiranno insieme per essere tutti a Bruxelles domenica sera, per il vertice straordinario sulle nomine. La riunione durerà almeno tutta la notte, se non anche lunedì. Martedì il verdetto della Commissione sulla procedura. Per questo i giochi si faranno a Osaka. C’è poco tempo per l’azione del premier, che è partito ieri appesantito dal fardello di una maggioranza che litiga ancora su tutto. «Di Maio è una persona seria – ha avvertito ancora ieri il Matteo Salvini – e io vado avanti, ma se nelle prossime settimane continuano i no, ne trarrei le conseguenze».