Presidente Conte, le elezioni regionali in Basilicata rischiano di destabilizzare il governo?
«Assolutamente no. Le competizioni locali non possono condizionare l’esperienza di governo nazionale. Le due cose vanno distinte. Altrimenti bisognerebbe riformulare la squadra di governo ogni mese».
Salvini continua a crescere nei voti e nei sondaggi. Di Maio cala nei voti e nei sondaggi.
«Questi ultimi appuntamenti elettorali non hanno segnalato performance brillanti per il Movimento Cinque Stelle, ma bisogna mantenere lucidità e fare riferimento a un contesto più ampio e prospettico quando si ragione di scenari futuri. Il governo sta marciando a passo veloce. I risultati stanno arrivando. E questa è la cosa più importante».
Mentre lei marcia i suoi vice litigano.
«È fisiologico quando si entra nel vivo di scadenze elettorale. Chi ha la responsabilità di una leadership deve anche pensare alla sensibilità di chi vota. La dialettica verbale serve anche a rimarcare uno spazio politico. Ma Salvini e Di Maio sono uomini responsabili e non ho motivo di pensare che possano mettere in discussione la prospettiva di proseguire nell’azione di governo a beneficio non di uno specifico bacino di elettori ma di tutti gli italiani».
Il motivo ci sarebbe, in verità. La Lega ha vinto le ultime sette tornate elettorali. Il M5S zero.
«Faccio un discorso più ampio. Il 4 marzo non è stata una data qualsiasi. Gli italiani hanno espresso la volontà di voltare pagina rispetto al passato. Non è stata una indicazione di semplice alternanza. È cambiata la sensibilità popolare. Il messaggio è stato radicale e di certo non si è esaurito e non si esaurisce in pochi mesi. Sono state investite forze politiche nuove, che erano state percepite addirittura come “anti-sistema”. Il vecchio establishment è stato buttato giù e le vecchie élite sono state rimandate a casa. Insomma è stata espressa una volontà di cambiamento, un indirizzo radicale, che il mio governo non tradirà di sicuro».
Giusto. Ma quando lo dice parla all’opinione pubblica o a Salvini e Di Maio?
«Parlo innanzitutto a me stesso e poi a tutti gli italiani: garantisco il mio impegno affinché le loro aspettative non vengano tradite. Salvini e Di Maio sono due leader politici a cui io sicuramente non devo insegnare nulla».
Non intravede una qualche tentazione di interrompere l’azione di questo Governo per andare al voto?
«Buttare a mare questa esperienza di governo dopo pochi mesi sarebbe un errore grave, che gli italiani di sicuro non perdonerebbero. Un errore che trasformerebbe in carta straccia i sondaggi di oggi».
Non quelli che indicano lei come il politico più popolare del Paese. Davvero non ha mai pensato a un partito di Conte?
«No, sono stato già chiaro sul punto. Io colloco i miei impegni istituzionali nell’orizzonte temporale di questa legislatura. Innanzitutto per una questione di “igiene mentale” personale».
Troppa fatica?
«La fatica è tanta, ma non è questo il punto».
Qual è il punto?
«Chiarire a me stesso e agli italiani che lavorerò fino all’ultimo giorno fino, all’ultima ora, fino all’ultimo minuto con tutte le forze di cui dispongo per perseguire il bene pubblico. Qui, oggi, adesso. Giorno per giorno. Non mi risparmierò. Non tirerò i remi in barca pensando a eventuali prospettive future, né lascerò che un eventuale mio futuro tornaconto personale possa condizionare le scelte che sono chiamato ad assumere oggi come presidente del Consiglio”.
Se lo scontro tra i suoi vicepremier rendesse impossibile la sua azione di governo sarebbe pronto a farsi da parte?
«Escludo che questo possa accadere. Conosco bene entrambi e so che entrambi hanno come unico obiettivo quello di realizzare il contratto che ci unisce».
Il caso Tav sembra dimostrare che il contratto non basta.
«Il caso Tav dimostra invece che il contratto funziona. Ho già espresso chiaramente la mia posizione sulla questione, qui mi limito a ribadire che è giusto prendersi il tempo necessario per fare la cosa migliore nell’interesse collettivo».
Lo dico come farebbe Salvini: glielo chiedo da papà. Lei concederebbe la cittadinanza ai bambini stranieri nati in Italia?
«Lo Ius soli non fa parte del programma di governo e non ci sono motivi per inserirlo ora. Se nascono iniziative parlamentari benissimo. Il Parlamento è sovrano. Se dovesse succedere ci confronteremo. Una nuova iniziativa legislativa, se non prevista nel contratto originario, può diventare azione di governo solo se condivisa da entrambe le forze di governo. Possiamo aggiungere nuovi obiettivi nel contratto di governo, ma solo se condivisi».
Ne aggiungerete?
«Ne aggiungeremo».
Ad esempio?
«Ad esempio servono nuove strategie per rilanciare il settore della ricerca al fine di avvicinarci ai migliori standard europei. Sto preparando un piano e chiederò alle forze di governo di condividerlo».
Che impressione le ha fatto incontrare l’uomo forse più potente del mondo, il presidente cinese Xi Jinping?
«Non l’ho incontrato pensando che fosse l’uomo più potente al mondo, ma in quanto capo di Stato di una grande nazione. Ci siamo parlati con reciproco rispetto e senza remore. Con lui abbiamo parlato di molte cose, ad esempio delle prospettive dell’economia circolare. Rappresentiamo Paesi capaci di forte innovazione tecnologica e dobbiamo concentrarla sulle energie pulite. È un obiettivo al quale tengo particolarmente. Per questo ho incontrato i rappresentanti dei movimenti giovanili che guardano con preoccupazione al cambiamento climatico. Noi siamo dalla loro parte».
L’ha sorpresa la presa di distanza di Salvini dall’accordo firmato col presidente Xi Jinping?
«Questo governo ha assunto l’impegno di perseguire l’interesse degli italiani e io su questo non transigo. La collocazione euro-atlantica dell’Italia non è mai stata messa in discussione. E neppure la tutela delle infrastrutture strategiche nazionali e i principi dell’Unione europea. Io stesso ho voluto condividere le nostre posizioni con i colleghi europei e ho personalmente rassicurato i nostri storici alleati oltreatlantico».
I rapporti complicati con Merkel e Macron sono un’invenzione della stampa?
«Dobbiamo smettere di avere una visione provinciale. Di continuare a dire e a scrivere che l’Italia è isolata. Germania e Francia hanno rapporti commerciali con la Cina molto più rilevanti dei nostri. Il nostro export verso i cinesi è di 13 miliardi. Quello di Berlino mi pare arrivi a 90. E la Germania è esposta otto volte più di noi a investimenti cinesi. L’Italia deve fare gli interessi delle proprie aziende. Sono loro le prime ad averci chiesto di sostenere la loro azione verso il mercato cinese. Ma di sicuro non siamo disposti a compromettere la nostra sicurezza nazionale».
Non è vero che la Merkel e Macron l’hanno redarguita?
«Fesserie. Non lo hanno fatto e mai lo consentirei. I nostri rapporti sono cordiali. Siamo rimasti al bar fino alle due di notte e nessuno si è permesso di dirmi: che cosa stai facendo?».
Presidente qual è il suo approccio al Def?
«Di sicuro non ci sarà una manovra correttiva. Punteremo su misure per la crescita e sullo sblocca cantieri. Dobbiamo solo accelerare. Spingere sulle misure che favoriscono la crescita. Queste misure saranno anticipate con due decreti legge mentre le varie leggi delega e i collegati decreti legislativi attueranno la più consistente rivoluzione riformatrice mai concepita dal Dopoguerra ad oggi. Il Paese non può più attendere».
Direbbe ancora che sarà un 2019 bellissimo?
«Qui devo ripetermi. Quella è stata una battuta alla fine di un incontro stampa rilasciata a fronte dell’ennesima previsione pessimistica. Vedo che volete ripropormela in tutte le salse, fate pure. Credo che gli italiani, ed è questo l’importante, abbiano chiaro il grande sforzo che sta facendo il governo».