Esulta, al termine del Consiglio europeo più lungo degli ultimi anni, per un successo italiano del quale alla fine non vi sarà traccia. Il “muro franco-tedesco” che il premier Giuseppe Conte ha tentato di scalfire, opponendo il veto alla scelta del socialista olandese Frans Timmermans, crolla addosso al governo populista di Roma: tedesca di ferro e popolare del governo Merkel la nuova presidente della Commissione; francese e presidente del Fondo monetario internazionale la donna che succederà a Mario Draghi alla Bce. Col colpo di coda maturato nella notte: un solo italiano scalerà i vertici europei. Ancora una volta alla Presidenza dell’Europarlamento, ma spetterà ai socialisti che scelgono il dem David Sassoli. E se non è una sferzata all’Italia in mano a Salvini e Di Maio, gli somiglia parecchio.
Uscito dal tunnel delle 48 ore di Bruxelles, il presidente del Consiglio annuncia che oggi sarà un «gran giorno », che «gli italiani dovranno brindare », perché la Commissione europea si accinge ad archiviare la procedura di infrazione per debito eccessivo. Anche se quel via libera è costato due sere fa 7,6 miliardi, contenuti in una manovra correttiva ammantata dal tecnicismo dell’assestamento di bilancio.
Dopo due giorni di trattative serrate, dunque, la lunga no stop si chiude alle 19 con un risultato insperato per l’Italia, a sentire l’avvocato Conte: «Per la prima volta una proposta di un blocco importante come quello franco-tedesco è stata stoppata, per noi e altri 17 Paesi era inaccettabile ». E il successo starebbe anche nella delega strappata: «Il portafoglio del cuore per l’Italia», lo definisce. «Viene chiesto quello della concorrenza che coinciderà con una vicepresidenza della Commissione, la garanzia non ce l’ho, non ho un testo scritto, ma ci sono prospettive molto concrete». Quel che è certo è che «spetterà alla Lega». E poi arriva il posto (in questo caso quasi scontato con l’avvicendamento Draghi-Lagarde) al board della Bce. Il fatto è che fonti diplomatiche europee che hanno assistito ai lavori raccontano come in realtà il presidente italiano avrebbe parlato coi colleghi del portafogli economico pesante solo in qualche capannello a margine del Consiglio, durante la giornata campale di ieri. Le certezze vacillano, fanno notare le stesse fonti, se si considera che per l’attuale vicepresidente della Commissione, la danese Vestager, i liberali già rivendicano la conferma non solo al ruolo di vice, ma anche alla delega della concorrenza. Conte ad ogni modo non si sofferma sulle incognite, sostiene che il partito di Salvini «non avrà difficoltà a trovare una persona da proporre come commissario». E nonostante le smentite del diretto interessato ancora ieri sera («Sono fuori, in Europa non ci vado»), sembra che sia proprio il nome di Giancarlo Giorgetti quello sulla quale il segretario leghista avrebbe intenzione di puntare.
«Con la von der Leyen ho parlato ore fa e l’ho trovata convincente e competente, con lei si punterà di più sulla crescita» che sull’austerità, si dice convinto Conte. «E poi sia lei che la La garde sono due donne», valore aggiunto. Ma non sembrano essere garanzie che a fine giornata abbiano convinto più di tanto a Roma i due azioni di maggioranza del governo. «Mah, a me sembra che abbia vinto la Merkel», sarebbe stato il commento di Matteo Salvini tra un tavolo e l’altro del ricevimento dell’ambasciata americana a Villa Taverna. Nel suo commento ai risultati di Bruxelles non si complimenta, non a caso, con il premier Conte e non augura alle future presidentesse “buon lavoro”. Luigi Di Maio, anche lui nella residenza (ma i due non si incrociano nemmeno), racconta ai suoi come i nomi anche per loro “non sono digeribili”. Al voto nell’Europarlamento M5S e Lega si asterranno o voteranno addirittura contro. Sarà anche per questo che Conte — il quale ha appena sentito entrambi — alle 20 lascia il palazzo di Justus Lipsius in evidente stato di stress e nervosismo. «Sì che ho sentito Salvini, lei lo ha sentito? Mi dica lei cosa ne pensa — rivolto al cronista — Ho sentito anche Di Maio, certo. Se approvano le scelte? Mi auguro di sì». Si infila velocemente in auto e rientra subito a Roma.