È stato un incontro positivo quello tra il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il premier italiano Giuseppe Conte qui a Bruxelles ieri pomeriggio, durante il quale Roma ha proposto un nuovo obiettivo di deficit per il 2019 del 2,04% del Pil. Un accordo definitivo sulla Finanziaria non è stato trovato, ma c’è il desiderio delle parti di continuare il colloquio. È ancora incerto se il governo Conte riuscirà a evitare che Bruxelles raccomandi ai paesi membri di aprire una procedura per debito eccessivo.
Il premier Conte ha presentato ai suoi interlocutori bruxellesi un obiettivo di deficit del 2,04% del Pil, rispetto al target precedente del 2,4%, grazie a nuove privatizzazioni e a stime inferiori di spesa pubblica (oltre 7 miliardi di euro). Quanto al deficit strutturale, l’aspetto più monitorato da Bruxelles, il premier ha detto che «calerà». Non era chiaro ieri sera se si tratterebbe di una riduzione rispetto alle previsioni precedenti del governo, o una diminuzione rispetto all’anno precedente.
Alla fine di un incontro durato un’ora e mezzo e a cui hanno partecipato anche il vicepresidente Valdis Dombrovskis, il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici e il ministro dell’Economia Giovanni Tria, una portavoce della Commissione ha spiegato: «Il presidente Juncker ha ascoltato attentamente il premier Conte e i suoi argomenti. È stato compiuto un buon progresso. La Commissione valuterà le proposte ricevute questo pomeriggio (ieri pomeriggio, per chi legge, ndr)».
In via informale, un altro esponente comunitario ha poi aggiunto: «È necessario molto lavoro tecnico, ma vi è stato progresso. La Commissione ha ricevuto la proposta poco prima dell’incontro e dobbiamo ancora studiarla da un punto di vista tecnico anche per capire l’andamento del deficit strutturale». Il ministro Tria sarà a Bruxelles anche oggi per proseguire il negoziato. I due provvedimenti simbolo dell’esecutivo – reddito di cittadinanza e riforma pensionistica – vengono confermati, ha assicurato ieri il premier Conte.
La Commissione ha respinto il primo progetto di bilancio che prevedeva un deficit del 2,4% del Pil, chiedendo a gran voce una riduzione del disavanzo strutturale rispetto al 2018. Dopo essersi guardati in cagnesco per alcune settimane, il tentativo delle parti è di trovare un accordo che eviti all’Italia una procedura per debito eccessivo. L’esecutivo comunitario ha ricevuto il sostegno dei paesi membri nella sua trattativa con Roma, anche se vi è il desiderio generale di evitare uno scontro plateale.
«La stessa eventuale raccomandazione di aprire una procedura per debito eccessivo non sarebbe l’atto finale», spiegava ieri un diplomatico europeo. Non vi sono in questo momento pressioni per accelerare un eventuale percorso sanzionatorio contro l’Italia. Da un lato, perché prevale il desiderio del dialogo; dall’altro perché domina la voglia di evitare di creare un precedente, sempre pericoloso per qualsiasi paese, in particolare quelli a debito elevato. Il contesto politico è oltretutto cambiato, dopo la decisione francese di annunciare evidenti misure di spesa pubblica per contrastare le violente manifestazioni sociali a Parigi.
Il governo italiano vorrebbe mettere sullo stesso piano le situazioni di Italia e Francia, ma in realtà ciò è difficile. «Non ci sono» due pesi e due misure ha sottolineato il ministro Tria. Resta che la prima ha un problema di debito; la seconda eventualmente di deficit. Parlando a Le Parisien e riferendosi al caso francese, il commissario Moscovici ha voluto sottolineare ieri le differenze tra i due paesi: «Superare il limite del deficit al 3% del Pil è possibile in modo limitato, temporaneo e in condizioni eccezionali (…) La Commissione comprende che a fronte di rivendicazioni molto forti (…) un governo possa essere condotto a prendere misure».