«All’ultimo miglio», è la battuta a effetto. I negoziatori dell’Ue e dell’Italia si sono dichiarati vicini alla stretta finale per concludere a Bruxelles – al massimo entro domani o domenica – un compromesso in grado di evitare la richiesta di una procedura d’infrazione sulla nuova manovra italiana per il 2019, che nella prima versione era stata criticata da premier nordici e bocciata dalla Commissione europea per il deficit al 2,4% del Pil. Anche se problemi ancora non risolti giustificano incertezze e rischi di rinvii.
La trattativa viene sviluppata sia nel livello politico-decisionale del Consiglio dei capi di Stato e di governo, sia in quello tecnico della Commissione europea, che hanno le sedi a Bruxelles una di fronte all’altra. Il premier Giuseppe Conte, arrivando in ritardo al summit Ue, che termina oggi, ha programmato incontri con la cancelliera tedesca Angela Merkel e i premier di Olanda, Portogallo e Belgio, Mark Rutte, Antonio Costa e Charles Michel. «Lavoriamo nell’interesse degli italiani e riteniamo sia un’ottima proposta anche nell’interesse degli europei», ha detto Conte, riferendosi alla nuova manovra presentata alla Commissione mercoledì scorso con deficit ridotto al 2,04%. Ha aggiunto di aver portato al summit «il dossier Un nuovo percorso per un futuro migliore» con «le riforme del governo del cambiamento». Merkel vorrebbe un compromesso soprattutto per evitare un contagio del «rischio Italia» ai sistemi bancari della zona euro. Al tempo stesso non intende scontentare i 10 governi nordici della «Lega anseatica», suoi alleati e guidati dal fedele Rutte, che sostengono il rispetto dei vincoli Ue di bilancio. Il presidente francese Emmanuel Macron di fatto condivide le politiche di bilancio espansive dell’Italia. Dopo le proteste di massa dei «gilet gialli», ha annunciato sostegni alle fasce povere con probabile sfondamento del limite del 3% di deficit/Pil. Macron ha esortato gli altri leader ad ascoltare «la rabbia del popolo», se vogliono evitare «il voto agli estremisti o la Brexit». Anche il premier spagnolo Pedro Sanchez resiste ai richiami sul deficit della Commissione europea.
Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che negozia con il commissario Ue francese Pierre Moscovici e il vicepresidente lettone della Commissione Valdis Dombrovskis, ha confermato la discussione concentrata «sulla nostra proposta», che mantiene reddito di cittadinanza e «quota 100» nelle pensioni. Intende restare a Bruxelles «finché non si arriverà a un accordo». Moscovici ha definito «apprezzabile e consistente» lo sforzo dell’Italia sul deficit e ha manifestato la «volontà di arrivare a una soluzione condivisa». Come Tria, non ha voluto parlare di cifre perché il principio del negoziato tecnico è che non c’è accordo su nulla fino a quando non c’è su tutto. Un compromesso entro domenica servirebbe all’Italia, per far votare in tempo in Senato, e alla Commissione, per chiudere la pratica mercoledì nell’ultima riunione dell’anno.