Andrea Illy getta la spugna: non si autocandiderà alla presidenza della Confindustria. Un passo indietro che potrebbe rientrare solo nel caso — assai improbabile — in cui dalla base degli industriali venisse una forte spinta per rimetterlo in campo. Di fatto la decisione di Illy è stata interpretata da molti imprenditori come una rinuncia definitiva alla corsa per la successione a Vincenzo Boccia. Illy ha comunque escluso qualsiasi collegamento tra la sua retromarcia e lo scontro (svelato ieri da Repubblica ) all’interno della famiglia provocato dalla scelta del fratello Francesco di cedere al fondo Peninsula il suo 23 per cento della holding Illycaffè.
Proprio ieri il Consiglio generale di Confindustria ha nominato i tre saggi (Andrea Bolla, Maria Carmela Colaiacovo, Andrea Tomat), che dovranno raccogliere le autocandidature, consultare gli imprenditori e proporre altre possibili soluzioni, come prevede lo statuto. È cominciato così il lungo iter che porterà alla designazione del nuovo presidente alla fine di marzo e poi a maggio all’elezione. Oggi dovrebbero insediarsi i saggi, poi scatterà la settimana entro cui chi intende correre dovrà presentare la candidatura sostenuta da almeno il 10% dei voti assembleari o dal 10% dei componenti del Consiglio generale. Il primo test per capire la forza dei candidati.
Di certo il candidato da battere resta Carlo Bonomi, attuale presidente della potente Assolombarda (Milano Lodi, Monza e Brianza). In gara dovrebbero poi entrare Emanuele Orsini, presidente di Federlegno, Licia Mattioli, vicepresidente della Confindustria nazionale e Giuseppe Pasini, presidente degli industriali bresciani. Nessuna di queste tre candidature sembra in grado di contrastare Bonomi. Per questo si fa strada l’ipotesi di un accordo: un tridente, eventualmente, per indirizzare su un voto comune chi non è schierato con Bonomi. Partita non semplice perché, tra l’altro, presuppone la scelta di due candidati su tre di mettere da parte le ambizioni personali.
A fine mese si aprirà anche la sfida per il nuovo presidente dei Giovani imprenditori. Esce di scena il romano Alessio Rossi e, per ora, sembrano pronti alla corsa il vicentino Eugenio Calearo, figlio di Massimo, già presidente di Federmeccanica e protagonista di un controverso passaggio in politica (prima nel centrosinistra poi nel centrodestra), e il palermitano Riccardo Di Stefano, attualmente vicepresidente dei Giovani.