Un anno fa di questi tempi pubblicava un libro dal titolo vagamente e svagatamente programmatico: “Italia Felix, uscire dalla crisi e tornare a sorridere”. Lì Andrea Illy, amministratore delegato e presidente dell’omonima azienda triestina, spiegava le mosse per fare della sgangherata Italia «il Paese più felice del mondo». Ebbene, c’è qualche possibilità che l’imprenditore del caffè abbia modo di provare sul campo le proprie teorie. Il tam tam intorno a Confindustria infatti lo accredita come possibile candidato alla presidenza di Viale dell’Astronomia, che deve scegliere fra qualche mese il successore di Vincenzo Boccia.
Andrea Illy ha 55 anni e – oltre che guidare l’industria di famiglia insieme al fratello Riccardo, vicepresidente dell’azienda e già presidente della Regione Friuli Venezia Giulia – vanta ormai un’esperienza consolidata anche nel mondo della rappresentanza imprenditoriale. È infatti in uscita dalla presidenza di Altagamma, la fondazione che raggruppa i grandi marchi del Made in Italy, da Brunello Cucinelli a Ducati, da Versace a Ermenegildo Zegna, senza dimenticare eccellenze nate e cresciute in Veneto come René Caovilla, Bisazza, Dainese o Bottega Veneta. Al termine di un mandato durato sei anni, Illy sarebbe disponibile a correre per la presidenza nazionale di Confindustria. Se ne parla anche in Veneto, sebbene l’interessato per ora non si sia ancora espresso. Dalla sua parte l’industriale triestino ha alcune caratteristiche personali: è stimato proprio da alcuni dei grandi nomi del Made in Italy con cui ha lavorato alla Fondazione Altagamma; guida un gruppo ad alta visibilità e da mezzo miliardo di ricavi; in quanto tale fa parte di quel Nord industriale che cerca di riprendere la guida di Viale dell’Astronomia dopo la presidenza Boccia, considerata meno titolata sul piano del “pedigree” manifatturiero.Certo, una cosa è dire che Illy può essere disponibile, altra che la sua eventuale candidatura arrivi davvero al traguardo. Anche perché il quadro generale è tutt’altro che definito.
A fine gennaio i saggi dovranno formalizzare le candidature, e il 23 marzo 2020 è programmato il Consiglio generale di Confindustria che designerà il nuovo presidente. Di certo in campo ci sono i lombardi Giuseppe Pasini (ex presidente di Federacciai), Carlo Bonomi (presidente di Assolombarda), la piemontese Licia Mattioli (attuale vicepresidente di Confindustria per l’internazionalizzazione) e l’emiliano Emanuele Orsini (presidente di Federlegno Arredo). Quattro possibili candidati: troppi. Uno scenario che potrebbe favorire un outsider come Andrea Illy.Il Nordest per ora non si è schierato a viso aperto con qualcuno dei quattro candidati e, se i precedenti hanno un peso, non c’è da aspettarsi che il sistema imprenditoriale locale assuma una posizione unitaria. Non avvenne nel 2016, quando a sfidarsi furono Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi. Ecco perché Andrea Illy dovrà eventualmente puntare a costruire una leadership che parta dal Nordest, la sua possibile piattaforma di lancio, ma che sappia parlare anche al resto d’Italia.