Milano approfitta dell’assemblea di Assolombarda per rappresentare il suo primato produttivo. E lo fa sfruttando l’impatto scenico del suo tempio della musica, il teatro alla Scala (strapieno). Per una volta è la politica a lasciare i palazzi romani per venire ad ascoltare le istanze del Nord. In platea ci sono le più alte cariche dello Stato — i presidenti della Repubblica, del Consiglio, del Senato — insieme con mezzo Consiglio dei ministri: i titolari dell’Interno, della Difesa, dei Rapporti con il parlamento; e poi i viceministri dell’Economia e dello Sviluppo economico. Sul palco sale il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, con una relazione che fin dal titolo — «L’impresa di servire l’Italia» — rivendica una dimensione nazionale delle proposte.
Il discorso è stato interrotto una decina di volte dagli applausi. E si è distinto per un «no» a ogni sovranismo («L’Italia non si guida dai balconi e dalle spiagge»). Oltre che per una chiamata alla responsabilità della classe dirigente del Paese che riecheggia il manifesto di 180 amministratori delegati Usa per un nuovo capitalismo: «I mondi dell’impresa, della finanza, delle professioni, del sindacato, della ricerca, della cultura e del terzo settore devono comprendere che o costruiamo fondamenta civili ed economiche di un’Italia nuova e più giusta dal basso, tutti insieme, oppure un Paese a demografia a picco e bassa produttività non sarà capace della svolta civile che è più che mai necessaria».
Gli industriali milanesi hanno una loro idea della strada per portare lo spread a quota 80. E non risparmiano nulla né al governo gialloverde né al nuovo esecutivo. Tra un «caro presidente Conte» e l’altro, Bonomi ha criticato «le finte flat tax», il reddito di cittadinanza, Quota 100, «le politiche di unilaterale favore verso Russia e Cina». Poi è toccato al Conte due. Con un incitamento: «Presidente ci stupisca con tre idee, non 29, per dare una svolta al Paese». Secondo Bonomi per il taglio del cuneo fiscale non bastano 2 miliardi ma ne servirebbero almeno 13. Anche per quanto riguarda il reperimento delle risorse gli industriali hanno le loro idee: stop a Quota 100, via le politiche del lavoro dal reddito di cittadinanza, via il bonus da 80 euro di renziana memoria per concentrare tutto sul cuneo.
È a questo punto che il presidente del Consiglio Conte è intervenuto ricordando le misure allo studio per rilanciare l’economia. Ma quello che più ha convinto la platea è stato l’annuncio di risorse per potenziare gli Its, gli istituti tecnici superiori. Al presidente di Confindustria Vincenzo Boccia la chiusura dei lavori. Con l’auspicio che l’Ue mobiliti in Italia 100 miliardi di eurobond per le infrastrutture da aggiungere a 75 miliardi già presenti e da sbloccare. A fine giornata, dopo tanti applausi, riecheggiano però le parole del sindaco di Milano, Beppe Sala: «L’eccessiva retorica sul successo milanese non può che farci male. Resta il fatto che se c’è da lavorare non ci tiriamo indietro. E che abbiamo bisogno di ascolto vero».