«Italia ferma». Inizia con queste due secche parole il documento di 134 pagine del centro studi di Confindustria per riassumere l’andamento dell’economia italiana. Per capirne la direzione è sufficiente leggere la prima frase del rapporto predisposto dal capo economista Andrea Montanino: «L’economia italiana è prevista sostanzialmente in stagnazione nel 2019 e in esiguo miglioramento nel 2020. Rispetto alle previsioni, la crescita per quest’anno è rivista nettamente al ribasso». Le cifre di Confindustria sono, del resto, inequivocabili: la previsione di crescita per il 2019 è pari a zero, mentre nel 2020 il Prodotto interno lordo salirebbe dello 0,4%. Una percentuale che, se confermata, ipoteca il giudizio sulle scelte del governo. La constatazione di Confindustria è che l’economia italiana ha cominciato a perdere colpi con l’insediamento dell’esecutivo di Giuseppe Conte lo scorso giugno.
Se nei primi sei mesi del 2018 il Pil ha avuto un andamento positivo, nella seconda metà ha registrato una serie di flessioni. Il dato sul lavoro rivela un aumento di 198 mila occupati nel primo semestre e un calo di 84 mila nel successivo. La fine del 2018 ha coinciso, inoltre, con il «crollo» dell’attività industriale. La responsabilità non è ovviamente solo del governo, a complicare il percorso sono stati il rialzo dello spread e il calo della fiducia di imprese e famiglie. L’analisi si sofferma sulle misure chiave del governo: reddito di cittadinanza e quota 100, inseriti nel decretone che proprio ieri è diventato legge. Il giudizio è che la spinta al Pil dei due provvedimenti sarà «modesta», tenuto conto del costo in termini di deficit e calo della fiducia. Un’ulteriore questione che preoccupa è la tenuta dei conti pubblici alla luce della prossima legge di Bilancio, dove le alternative, a cominciare dall’aumento dell’Iva per 23 miliardi, non sono «indolori».
Un contesto che spinge il vicepremier Luigi Di Maio a segnalare che le preoccupazioni sulla crescita di Confindustria sono le stesse del governo e che non c’è alcuna volontà di contrapposizione. L’altro vicepremier Matteo Salvini incassa il colpo meno diplomaticamente, tanto da replicare a Confindustria che le previsioni «saranno smentite clamorosamente dai fatti. È pieno di “gufi”. Hanno sempre “cannato” in passato». Una battuta aggiustata con un successivo appello: «Agli amici di Confindustria che dicono che il Paese è fermo, dico fateci lavorare. Sono convinto che si torna non dico a correre, ma a crescere. Amici di Confindustria dateci una mano». Anche il premier Conte interviene e rassicura: «Abbiamo tutte le ragioni per stare tranquilli», «l’Italia ha solide fondamenta. È il momento in cui dobbiamo lavorare tutti insieme, con fiducia e operosità». Resta che agli affondi il governo intende rispondere con fatti e provvedimenti come il decreto legge «sblocca cantieri» e quello «crescita», che dovrebbe essere varato la prossima settimana. A breve il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è atteso al varco con l’illustrazione del Def entro il 10 aprile. Il documento dove il governo si impegna con le prime indicazioni su crescita e misure da adottare in vista della legge di Bilancio. Per ora Tria declina la ricetta spiegando che intende «contrastare il rallentamento. Dobbiamo aumentare il nostro tasso di crescita e intraprendere un passo di riduzione del rapporto debito-Pil».