Carlo Bonomi è il nuovo presidente di Confindustria in pectore . L’imprenditore milanese (è il presidente di Assolombarda) ha ottenuto «un consenso superiore alla maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio generale e dei voti assembleari», surclassando la sua rivale Licia Mattioli, imprenditrice piemontese attuale vicepresidente con la delega all’internazionalizzazione. Sono queste le conclusioni a cui sono arrivati i tre saggi (Andrea Bolla, Carmela Colaiacovo e Andrea Tomat) dopo aver consultato la base dell’associazione. Per l’elezione del nuovo presidente mancano ancora due passaggi: il voto (presumibilmente tramite l’invio di Pec) del Consiglio generale che designerà il 31esimo presidente di Confindustria e poi l’elezione formale da parte dell’Assemblea generale a maggio. E salvo clamorose sorprese la scelta di Bonomi, 53 anni, presidente di Synopo, azienda che opera nel settore biomedicale, sembra cosa fatta.
Ma le consultazioni si concludono con una coda polemica in attesa del voto definitivo. Nella loro relazione finale, infatti, i saggi criticano più volte, e in maniera inusuale, l’atteggiamento della Mattioli. Soprattutto per non aver accettato la loro richiesta di fare un passo indietro una volta che le era stata segnalata «la rilevante distanza di voti raccolti, di poco superiore alla metà rispetto a quelli ottenuti dal candidato Bonomi, che raggiungeva anche la maggioranza assoluta». Tanto più — sottolineano i tre — «in un momento in cui nel Paese risuonano appelli a coesione e convergenza ». «Un responsabile passo indietro sarebbe stato fortemente apprezzato», chiosano.
Mattioli, non avendo voluto ritirarsi come qualche giorno fa aveva fatto Giuseppe Pasini, è stata dunque ammessa al duello finale, come prevede lo Statuto, avendo superato l’asticella del 20 per cento dei voti assembleari. A nulla sono valse le richieste dei saggi. Che nelle conclusioni del loro lavoro se ne rammaricano: «Unitarietà e convergenza sono stati richiamati ripetutamente da tanti colleghi durante le consultazioni, spesso in maniera accorata, anche in riferimento a quanto accaduto negli ultimi due rinnovi». Riferimento alle sfide, tra Giorgio Squinzi (che vinse con lo scarto di una manciata di voti) e Alberto Bombassei, e poi tra Vincenzo Boccia che prevalse sull’emiliano Alberto Vacchi.
Ora Mattioli scommette tutto sulla possibilità di ripensamenti e sull’incognita del voto segreto. Difficile, però, un colpo di scena. Scrivono i saggi: «Il candidato Carlo Bonomi risulta avere un consenso superiore alla maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio generale e dei voti assembleari. Il dato è ancora più eclatante se il calcolo viene riferito ai soli componenti il Consiglio ed ha voti assembleari che hanno partecipato alle consultazioni. In tale caso i consensi superano il 60 per cento».
E ancora: «Oltre alla rilevante misura quantitativa, la Commissione ritiene di evidenziare come il candidato Carlo Bonomi abbia ottenuto un largo consenso, diffuso su tutto il territorio nazionale e tra i principali settori industriali ». Bonomi si presenta, quindi, come il candidato di tutti. Davanti una sfida gigantesca: guidare il sistema delle imprese in quella che si rischia di essere la più profonda recessione degli ultimi anni.