Dopo un vertice a oltranza cominciato giovedì pomeriggio e finito ieri notte, la maggioranza ha raggiunto un compromesso sulle tasse per la plastica e le bevande zuccherate e sulla stretta per le auto aziendali. Il premier Giuseppe Conte ha annunciato che la plastic tax scatterà non più ad aprile del 2020 ma a luglio («e l’impatto sarà ridotto dell’85 per cento»). «Ci siamo resi conto — ha detto — che poteva avere un impatto problematico». La sugar tax partirà ancora più tardi, «a ottobre, per dar tempo alle aziende di rivedere le loro strategie». La stretta sulle auto aziendali è stata «azzerata» e quindi, ha aggiunto Conte, «nessuno dica che siamo il governo delle tasse». Con la manovra «abbiamo scongiurato la recessione» e ora «andremo avanti con le riforme programmatiche». «È stata trovata la quadra — ha aggiunto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri — con un lavoro corale che ha salvaguardato l’impianto della manovra». L’emendamento che recepisce le novità dovrebbe essere depositato nella prossima riunione della commissione Bilancio al Senato, che ieri sera è stata rinviata a lunedì.
Il lunghissimo braccio di ferro che ha impegnato la maggioranza ha determinato un grave ritardo nell’iter del disegno di legge di Bilancio. Col risultato che, è ormai certo, esso verrà licenziato al Senato alla fine della prossima settimana con un testo blindato. La Camera dovrà cioè limitarsi a ratificarlo senza ulteriori modifiche, altrimenti ci sarebbe bisogno di una terza lettura al Senato per la quale non c’è più tempo. La manovra deve infatti essere approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre, altrimenti scatta l’esercizio provvisorio. Quest’anno, quindi, ci saranno due letture invece delle solite tre, il che segnala tutta la difficoltà di questo governo nel condurre in porto la manovra. Le opposizioni gridano allo scandalo, con la Lega che minaccia il ricorso alla Corte costituzionale perché verrebbe compresso il diritto di uno dei due rami del Parlamento di intervenire sul disegno di legge di Bilancio. Il capo dei 5 Stelle Luigi Di Maio minimizza: «Ci sono differenze di opinioni ma alla fine è stata trovata una sintesi». In realtà le difficoltà sono state anche oggetto dell’incontro, ieri sera, tra il presidente del Consiglio e quello della Repubblica, Sergio Mattarella.
Si è chiusa così una giornata tesissima. Il Pd ha accusato il partito di Matteo Renzi di preferire le multinazionali ai lavoratori perché per cancellare plastic e sugar tax ha proposto anche di attingere alle risorse per il taglio del cuneo fiscale. Italia viva ha respinto al mittente le accuse, parlando di «visione sovietica dell’economia» a danno proprio dei lavoratori, perché le nuove tasse metterebbero a rischio migliaia di posti di lavoro. Unica consolazione per il governo, l’approvazione, ieri sera alla Camera, del decreto legge fiscale. Il provvedimento passa al Senato, che ha tempo fino a Natale per convertirlo. Anche qui con soli due passaggi parlamentari.