La prossimità ormai strettissima con le elezioni ha fatto dubitare qualcuno. Ma alla fine tutto s’è risolto. In ritardo di oltre otto mesi è arrivato a meta il decreto di attuazione dei Competence center previsti dal piano Industria 4.0. Dopo un lungo dialogo tra ministeri, il testo è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e pochi giorni fa anche il bando collegato è stato emanato. Risultato: i nove atenei del Nordest che intendono consorziarsi, Trento e Bolzano inclusi, due giorni fa si sono incontrati a Padova per confrontarsi sui passi da seguire. La formula giuridica da adottare ora andrà ponderata, non è esclusa la nascita di una fondazione che potrebbe allargarsi anche ad alcune grandi imprese e, negli intenti, resisterà ben oltre il triennio coperto dai finanziamenti.
Previsti dal Piano Calenda, i centri di competenza che nasceranno in tutto il Paese saranno poli di innovazione costituiti nella forma di partenariato pubblico-privato da almeno un ateneo (o un organismo di ricerca) e da una o più imprese. L’intento è favorire il trasferimento tecnologico verso le Pmi, per attuare progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in ambito 4.0.
Il bando è formalmente aperto dal primo febbraio e i termini si chiuderanno il 30 aprile. Con una dotazione finanziaria di 40 milioni, da erogare su base triennale a tutti i progetti che saranno ammessi, tra i candidati pronti a rispondere all’avviso del Mise ci sono gli atenei del Nordest. Sono nove le università che lo scorso settembre hanno sottoscritto a Padova l’intesa per la nascita del Competence center del Nordest: Padova, Venezia Ca’ Foscari, Verona, Iuav di Venezia, Trento, Bolzano, Udine, Trieste e la Sissa, la scuola internazionale di studi superiori.
«A valle del bando c’è stato subito un incontro fra tutti gli atenei, in cui abbiamo ribadito la forte volontà di rimanere uniti — spiega Flavio Deflorian, prorettore vicario dell’università di Trento — Il centro di competenza, in realtà, sarà lo stimolo per avviare una collaborazione che proseguirà ben al di là del progetto specifico». Per prima cosa sono già state formulate al Mise delle richieste di chiarimento, poi a cadenza regolare (circa ogni quindici giorni) proseguiranno gli incontri plenari per declinare la proposta progettuale. «Valuteremo anche la formula giuridica adatta: consorzio oppure fondazione — rimarca Deflorian — In ogni caso vorremmo coinvolgere delle imprese». Oltre all’ateneo di Trento, farà parte della squadra anche la Fondazione Bruno Kessler.
E cosa farà il centro di competenza? La sede principale sarà Venezia, ma ci saranno succursali anche in Trentino e in Alto Adige. «Avremo uno stretto collegamento con i Digital innovation hub attivati nei singoli territori da Confindustria e ogni ateneo, in base alle diverse specializzazioni, si dedicherà alle tematiche che rientrano nelle tecnologie che abbiamo definito Smact». Un acronimo, questo, che oltre a dare il nome al progetto del Nordest sintetizza i principali filoni: social network; mobile platform; advanced analytics e big data; cloud; internet of things. «Venezia sarà il centro delle discipline strettamente economiche, a Trento avremo sicuramente un peso nel segmento dell’Ict oltre a creare un collegamento con il nostro Polo della meccatronica».