C’è un filo sottile che collega Ab Inbev, Heineken e CocaCola. Un filo che passa da Berlino e arriva fino a Bonate Sotto, in provincia di Bergamo e traccia le principali tappe della storia di Comac, impresa nata nel 1990 nella bergamasca per iniziativa dei fratelli Giorgio e Fabio Donadoni e i fratelli Marco e Giuseppe Scudeletti, a oggi i quattro soci dell’azienda.
Il business di Comac è di nicchia: produzione di impianti automatizzati di imbottigliamento e infustamento, al punto che di competitor veri e propri non ci sono né in Italia né nel mondo. Una condizione che ha portato Comac a conquistare il 25% della quota di mercato a livello mondiale per quanto riguarda l’infustamento, grazie a clienti come Heineken.
Tappa fondamentale nella storia del gruppo è Berlino, appunto, con la caduta del Muro nel 1989. «Ci ha aperto i mercati orientali – racconta Giorgio Donadoni –. Negli Anni 90 facevamo 90 mila chilometri all’anno in macchina per andare a vendere i nostri impianti». Da lì in poi, anno dopo anno Comac conquista quote di mercato. Nel 1998 viene aperto il reparto di ricerca e sviluppo, «Fondamentale. Essere leader a livello mondiale per noi – spiega Donadoni – significa offrire impianti costantemente all’avanguardia, altamente tecnologici, innovativi e facili da utilizzare».
Una filosofia che ha sempre dato i suoi frutti: nel 2000 arriva Heineken come cliente, poi Carlsberg, Coca Cola, SabMiller. Oggi Comac è presente in tutti i Paesi, dalle Americhe all’Oceania, al punto che l’export pesa per il 95% sul fatturato dell’azienda. Nemmeno la crisi è riuscita a fermare i quattro soci. «Nel 2008-2009 avevamo un fatturato di 19 milioni. La crisi ce lo ha dimezzato – racconta Donadoni. – Abbiamo allora deciso di investire, in nuove tecnologie, nella digitalizzazione, razionalizzando ogni reparto». Nel 2015 il fatturato è arrivato a 31 milioni, diventati 32 nel 2016. E ora si guarda al futuro: «Stiamo pensando di quotarci all’Aim, tramite il percorso Elite. Si tratterebbe di un profondo e necessario cambiamento culturale per noi», spiega l’imprenditore che da sempre ha scelto di puntare anche sulle persone, «la parte davvero imprescindibile della nostra azienda».