La grande onda, fortunatamente è passata. E si è tornati a quella tranquillità che piace ai fondisti, abituati a macinare ordinativi a ritmo regolare. La pensano così alla Colosio di Botticino, in provincia di Brescia, macchine ed accessori per la pressofusione dal 1970, mostri da 800 tonnellate di forza capaci di iniettare l’alluminio liquido negli stampi dell’industria automotive mondiale.
«Il 2018 è stato un anno frenetico – spiega Emanuela Colosio, alla guida dell’azienda di famiglia insieme al fratello Davide –. Si è creato un imbuto di commesse provocato dalla corsa agli iperammortamenti sui macchinari di Industria 4.0. Tutti in Italia volevano fare un investimento e ciò ha provocato un allungamento dei tempi, il che ci ha creato non pochi problemi nelle consegne degli ordini provenienti dall’estero».
Una settantina di dipendenti, 29,6 milioni di fatturato a bilancio 2017 per un Ebitda del 30,84% e una crescita media annua composta 2011-2017 del +8,34%, per la Colosio il 2019 è iniziato nel migliore dei modi: «Abbiamo superato il collo di bottiglia degli iperammortamenti – prosegue la manager – e abbiamo chiuso il 2018 sfiorando i 31 milioni di ricavi. Ma quel che più conta è che il ritmo delle commesse è tornato regolare. Certo, la situazione politica crea molte incertezze, che si assommano alla generale frenata dell’economia mondiale, in particolare del settore automotive. Non siamo preoccupati, quello no: diciamo che seguiamo la situazione con molta attenzione».
Un mercato, quello delle presse, in costante evoluzione e presidiato da aziende come Idra e Italpresse in Italia e poi dai big svizzeri e tedeschi come Migus. «Dalla nostra – chiarisce Colosio – c’è però la verticalizzazione spinta della produzione interna, dal disegno al software, e la vicinanza al cliente, sia in termini di affidabilità (in questo tanto fa il parco subfornitori che gravita in provincia di Brescia, ndr) che di flessibilità».
E poi, ovviamente, la tensione innovativa. «Che per noi si traduce in sviluppo incrementale di soluzioni taylor made». Altro che 4.0: quando si parla di getti d’alluminio le tolleranze sono minime, quindi la dotazione digitale delle presse – la sensoristica connessa, insomma – è in continua evoluzione. «Da un anno all’altro – conclude la figlia del fondatore Giuseppe Colosio – le tecnologie cambiano e una pressa non è mai uguale all’altra».