Gli iperammortamenti sui macchinari di Industria 4.0 si sono rivelati una iattura. Sembra assurdo, ma alla Colosio di Botticino, in provincia di Brescia, è andata così: «Prima del piano Calenda – spiega Davide Colosio, membro del consiglio di amministrazione e figlio del fondatore, Giuseppe – esportavamo il 70 per cento del prodotto, poi sul mercato sono arrivati gli sgravi fiscali e il risultato è che il rapporto Italia-estero si è ribaltato e oggi abbiamo ordini a oltre un anno».
Pressofusione. Macchinari da 800 tonnellate di forza capaci di iniettare l’alluminio liquido negli stampi dell’industria automotive mondiale. Una settantina di dipendenti, 29,5 milioni di euro fatturato, un Ebitda sorprendente che sfiora il 30 per cento dei ricavi, bilanci in utile da anni, la Colosio è la tipica multinazionale tascabile che non vuole crescere troppo in fretta. «A noi piacciono i piccoli passi – prosegue il 43enne Davide che ormai divide con le due sorelle la guida effettiva dell’azienda –. Potremmo aumentare i volumi, gli ordinativi non mancano, ma ciò significherebbe snaturare la nostra organizzazione. Ecco perché il collo di bottiglia provocato da Industria 4.0 non ci piace».
La classica misura a pioggia all’italiana, secondo Colosio, il quale ora teme che molti clienti stranieri, visto l’allungamento dei tempi di consegna, cambino fornitore.
In effetti, il mercato delle presse è vivo e vegeto. Ovviamente Idra e Italpresse in Italia, e poi i giganti svizzeri e tedeschi come Migus. «Noi però contiamo su due carte vincenti, che in questo decennio che per molti è stato durissimo ci hanno aiutato a superare la crisi a testa alta: il grande e affidabile tessuto di subfornitori specializzati del territorio bresciano e la verticalizzazione spinta della produzione interna, dal disegno tecnico al software, dalla produzione delle componenti alla manutenzione post-vendita».
Apprezzati dai clienti, gli impianti di Colosio sono da un bel po’ pronti per il gran salto nel digital manufacturing. «Sono anni che implementiamo sensori e sistemi ad alta connettività – racconta l’imprenditore –. D’altronde quando si parla di getti d’alluminio le tolleranze sono minime, infinitesimali e il controllo in tempo reale delle performancepuò portare a un cost saving importantissimo. Industria 4.0 ha però avuto il merito di diffondere fra gli imprenditori una forma mentis che già esisteva prima, ma era patrimonio di una ristretta eccellenza produttiva».
*L’Economia, 30 aprile 2018