Una rincorsa da trampolino. È quella della Colmar, l’azienda familiare monzese Manifattura Colombo quasi centenaria che oggi fabbrica abbigliamento da sci con materiali come il Teflon ecologico e il grafene, con una crescita dei ricavi del 14% l’anno nel periodo 2011-2017 e un margine operativo lordo medio del 13,7% del giro d’affari negli ultimi tre anni.
L’ultimo conto economico ufficiale, del 2017 appunto, segna ricavi per 106,6 milioni (dai 48 di sei anni prima) e un margine operativo lordo di 13,3 milioni. «Chiuderemo il 2018 con un fatturato di 108 milioni, in leggera crescita», anticipa Carlo Colombo, amministratore delegato dell’azienda nata nel 1923 che sponsorizza le gare di Coppa del mondo di sci. È prevista una «lieve diminuzione» per i guadagni lordi (Ebitda) dopo gli investimenti dell’anno scorso: showroom a Milano e Roma, un’unità operativa negli Stati Uniti per spingere sul mercato americano. L’export incide per il 35% sui ricavi del gruppo «ma vogliamo aumentare parecchio», dice Colombo. E i mercati «che danno più soddisfazione sono quelli della mitteleuropa». «Anche il 2019 dovrebbe chiudersi con un incremento — dice Colombo —. Siamo soltanto a marzo e la campagna vendite dell’inverno non è ancora iniziata, c’è spazio per crescere. Siamo in un momento cruciale».
Dietro la crescita c’è stata l’idea di affiancare alla linea tecnica da sci anche completi da golf e una linea di moda cittadina (Colmar Originals). La nuova direttrice è l’espansione internazionale, oltre alla spinta dell’ecommerce che copre solo il 5% delle vendite.
Oggi Colmar ha una dozzina di negozi monomarca e gli ultimi, aperti alla fine dello scorso anno, sono a Londra e Kitzbühel. Per l’inaugurazione del negozio londinese si è festeggiato all’Annabel’s, «dove abbiamo invitato una cerchia di inflencer e blogger», dice Colombo. Ma nel futuro prossimo non ci sono né la Borsa né la crescita per acquisizioni.
«Non prendiamo in considerazione la quotazione, per ora: la nostra famiglia ha ancora voglia di restare unica proprietaria», dice l’amministratore delegato che guida l’azienda con il fratello Giulio e il cugino Mario (presidente), tutti della terza generazione. La quarta è già entrata con Stefano, figlio di Mario; gli altri figli si preparano.
«Grazie a una gestione da anni oculata, credo che la nostra patrimonializzazione e l’autofinanziamento siano sufficienti per i progetti che abbiamo», continua. Colmar ha cassa (14,4 milioni nel 2017) anziché debiti con le banche, che Colombo vede allontanarsi dal tessuto industriale. «Credo che in questi momenti di crisi economica a volte le banche non si mettano al servizio delle aziende familiari, soprattutto per le stringenti regole di bilancio che devono rispettare».
Resta la perplessità per la situazione economica italiana: «Difficile». Un rimedio? «Ridurre la burocrazia che è un freno allo sviluppo. Costerebbe poco, ma avrebbe un costo politico che oggi non si vuole sostenere».
L’Economia 15 marzo 2019