Nel 2017 il loro fatturato è rimasto fermo ai livelli di un anno prima. Un ritorno della crisi? Macché. Piuttosto, una scelta strategica: tirare il freno e riorganizzare l’azienda per il futuro. Infatti, da gennaio sono arrivati così tanti ordini che il giro d’affari a maggio è già a 57 milioni di euro, molto più in alto degli utimi bilanci annuali.
Alla Colines di Novara, un gruppo da 160 dipendenti e quattro stabilimenti, realizzano e vendono macchinari per la produzione di materiali plastici: pellicole, film estensibili, lastre da packaging. I clienti, di tutto il mondo, sono i cosiddetti «converters» che realizzano il prodotto finito per i grandi brand.
Qualche esempio? Nel food, i contenitori a vaschetta degli alimenti (Beretta), i coperchi dei bicchierini (EstaThe Ferrero). Nell’igiene, le parti sottili e resistenti dei pannolini (Pampers, J&J, Procter & Gamble). Per l’automotive realizzano cappelliere e coperture delle ruote di scorta: sono fatte con una lastra a nido d’ape, molto rigida e leggera. E ancora: escono dagli stabilimenti di Novara gli avvolgitori con stretch film, cioè le pellicole arrotolate intorno alle valigie negli aeroporti. «Ma non solo quelle spiega il presidente Eraldo Peccetti nella logistica e per lo spostamento delle merci, nel mondo oramai sta vincendo il sistema dalla pallettizzazione cioè l’imballaggio di prodotti con la pellicola». Da qui arriva quasi un terzo del fatturato per la società novarese. Il mercato vuole parecchie di queste macchine «che lavorano tutti i giorni a una velocità di mille metri al minuto e sono soggette a un’usura tremenda». La crescita attesa è enorme e Colines è già tra i primi cinque player al mondo.
Ecco perché Peccetti sta trasformando il gruppo, finora a classica conduzione familiare. «Abbiamo inserito diversi manager, dal dg ai direttori tecnici e assunto persone, con un incremento di budget sul personale vicino al milone di euro. Abbiamo investito in nuove tecnologie e nell’immobiliare. E continuiamo ad avere nuove idee». Una delle più originali interessa le nuove generazioni: due suoi figli e tre di alcuni ex soci, tutti inseriti in azienda «senza forzature»: lavorano in diverse aree senza ruoli di comando, ma siedono nel cda per misurarsi con gli impegni quotidiani e le sfide a lungo termine. Non solo: Peccetti ha introdotto una figura di coach per aiutare i giovani e i primi livelli allo spirito critico, alla discussione, al gioco di squadra. Ed evitare così «i piccoli gruppi chiusi, sempre dannosi. «L’esperimento funziona – assicura il presidente –. il clima è positivo».
*L’Economia, 21 maggio 2018