Come avviene ogni mese, questa settimana ci occuperemo dell’andamento delle intenzioni di voto, della valutazione del governo, del premier e dei vicepremier. Se guardiamo alle intenzioni di voto, l’andamento dei dati segnala una sostanziale stabilità della Lega che, dalla ripresa autunnale, rimane su valori assai elevati, intorno al 34%; un affanno del M5S, oggi quotato al 28,5%, in flessione di 1,5 punti rispetto a un mese fa e di 3 punti rispetto a metà luglio; la conferma di Forza Italia nelle posizioni più basse registrate recentemente, intorno all’8%, in calo di poco meno di un punto rispetto all’ultimo dato pubblicato; la stabilità del Pd al 17%. Con riferimento a questo ultimo dato è utile sottolineare che in settembre abbiamo registrato un calo costante del partito, che una settimana fa si collocava al 15,5%. Evidentemente la manifestazione di domenica scorsa, l’impressione di relativa coesione tra i dirigenti, la visibilità mediatica, hanno contribuito a far crescere il consenso riportandolo alla media degli ultimi mesi.
La solida prevalenza della Lega si giustifica naturalmente con la preponderante presenza sui media del suo leader e con la capacità di centrare argomenti di vasto impatto: se il tema migranti è meno forte rispetto a quando si verificarono le vicende Aquarius e Diciotti (a ridosso del dato degli inizi di settembre) — anche se comunque vivo, basti pensare alla vicenda di Riace — a supporto del consenso leghista arriva il tema delle pensioni e di quota 100, molto sentito da una parte rilevante dell’elettorato, soprattutto tra i lavoratori del Nord, bacino principe del consenso leghista. L’affanno dei 5 Stelle è conseguenza di alcune difficoltà degli ultimi tempi, in particolare in relazione al decreto per la ricostruzione del ponte Morandi e alla nomina del commissario, conclusasi proprio in questi giorni, dopo un’attesa che ha creato malumori. Accanto a questo, contano anche alcune perplessità sul reddito di cittadinanza, che si amplificano nel Nord del Paese, dove la scelta viene vista come assistenzialistica.
Se analizziamo l’evoluzione della composizione degli elettorati dei due principali partiti, emerge che la crescita della Lega ha grande trasversalità, ma segnala alcuni punti di maggiore espansione: i titoli di studio medio/bassi, le età elevate, le casalinghe. È stato il processo di progressiva cannibalizzazione dell’elettorato classico di Forza Italia. Il M5S invece vede perdite più consistenti tra i ceti dirigenti e il lavoro autonomo, probabilmente proprio per il reddito di cittadinanza, e tra gli studenti, mentre mantiene e addirittura migliora di poco il proprio consenso tra ceti medi, operai, disoccupati.
Il gradimento del governo e del presidente del Consiglio si mantengono assai elevati, pur confermando il lieve arretramento registrato a luglio. Il governo ha un indice di 64 e galvanizza i propri elettori (indice di 92 tra gli elettori pentastellati, di 94 tra quelli leghisti), ma ottiene risultati lusinghieri anche tra chi vota FI (58). Solo gli elettori Pd sono decisamente critici (qui l’indice di approvazione scende al 14). Il premier Conte ha un indice ancora più elevato del governo (67), di nuovo plebiscitario tra gli elettori della maggioranza e più consistente rispetto all’esecutivo sia tra gli elettori di FI (62) sia tra quelli del Pd (22). Il segnale è quindi di un consolidarsi della luna di miele a oltre cento giorni dall’insediamento. Consolidamento che si fonda non solo sui provvedimenti, ma sul sentimento degli elettori, sul mutato clima del Paese.
Infine i due vicepremier, che confermano i valori di un mese fa: Salvini con un indice di 57 (identico a settembre); Di Maio con 52 (era 51 a settembre). Entrambi confermano il sostegno plebiscitario tra i propri elettori (97 l’indice di Salvini tra i leghisti, 93 quello di Di Maio tra i pentastellati). Il valore più elevato di Salvini è determinato dal consenso più ampio che conquista tra gli elettori di FI, dove riscuote un gradimento del 72, contro il 44 di Di Maio.
In sostanza, pochi cambiamenti, con l’eccezione della difficoltà per i 5 Stelle. È evidente che la distribuzione delle risorse nel Def sarà cruciale. Con un’avvertenza, come rileviamo da altri sondaggi. La tenuta dei conti rimane un tema rilevante per gli italiani, che si affidano al principio di precauzione.