Male nel confronto mensile, ancora in crescita su base annua. Nel mese di gennaio 2018, l’export tricolore verso i paesi extra-Ue cede su base mensile destagionalizzata il 3,7% mentre in termini tendenziali il progresso è del 4,8%, nono periodo utile consecutivo. Tenendo conto del calendario più favorevole l’Istat stima in realtà un arretramento di un punto, anche se la frenata ha una spiegazione contingente. Il confronto annuo è infatti effettuato con un gennaio 2017 da record, caratterizzato da vendite extra-Ue in crescita di quasi 20 punti grazie alla presenza di commesse una tantum in particolare nel settore navale. E infatti l’unica area manifatturiera in calo a gennaio 2018 è proprio quella dei beni strumentali (-6,9%), mentre altrove vi sono soltanto crescite a doppia cifra: +15,6% per i beni di consumo, +12,6% per quelli intermedi.
Su base geografica l’unico rallentamento rilevante è quello degli Stati Uniti, determinato però proprio dalla maxi-commessa sopra menzionata, oltre 270 milioni di euro (quasi il 10% dell’export di quel mese verso gli Usa) nel capitolo “costruzioni per navi e strutture galleggianti” che avevano spinto verso l’alto le statistiche di gennaio 2017.
In generale il clima per il made in Italy resta positivo, con progressi che si mantengono a doppia cifra per Russia e Cina, due tra i “motori” delle nostre vendite per l’intero 2017. Gli incassi delle aziende arrivano a superare nel mese i 14 miliardi di euro, 647 milioni in più rispetto allo stesso mese del 2017. Meno toniche rispetto al passato recente sono anche le importazioni (+1,9% che diventa -2,5% tenendo conto del calendario), con il risultato di far migliorare il saldo commerciale: sempre in rosso, ma di 523 milioni, rispetto agli 890 del gennaio 2017. Disavanzo legato all’interscambio con la Cina (saldo a -1982 milioni), mentre l’avanzo più rilevante nell’area extra-Ue continua ad essere quello con Washington, dove a gennaio registriamo un attivo di 1,74 miliardi di euro.
Le performance positive delle imprese, che hanno chiuso il 2017 con l’indice dei ricavi al top dal 2008, sono riflesse nell’indice di fiducia registrato dall’Istat, che a febbraio lievita di oltre tre punti portandosi a quota 108,7, a ridosso dei massimi da oltre dieci anni, con il commercio a segnalare l’unico calo. Bene le aziende manifatturiere (a 110,6), in particolare grazie a giudizi positivi sul livello degli ordini. In progresso i comparti dei beni di consumo e dei beni intermedi mentre cedono leggermente terreno i beni strumentali, area però che nei mesi precedenti aveva realizzato i progressi più cospicui: ora l’indice è a quota 117,5, il più elevato all’interno delle categorie manifatturiere. Il balzo maggiore (oltre quattro punti) è però nei servizi, dove sono in progresso tutte le componenti. Il trend dell’ottimismo tra le imprese pare in questo momento favorire l’Italia rispetto ai partner europei, dove invece gli indici di fiducia a febbraio sono in calo. Accade per Francia, Germania e Spagna, che spingono l’inicatore del sentimento economico rilevato da Eurostat in discesa a febbraio sia nell’area euro che nella Ue a 28.
Battuta d’arresto a inizio anno per la fiducia di famiglie e imprese.
In crescita di un decimale, infine (115,6), la fiducia dei consumatori italiani rilevata dall’Istat, indice che ormai da mesi è oscillante con variazioni minime attorno al top degli ultimi due anni.