Si è chiusa stamattina a Thiene la seconda edizione del Make in Italy Festival: tre giorni di dibattiti affollati sul futuro della manifattura e della piccola impresa italiana e sui nuovi modi di renderci competitivi anche di fronte alle sfide di un mercato sempre più globale e tecnologico.
La manifestazione – promossa da CNA Vicenza, ItalyPost e Comune di Thiene, con il patrocinio di Regione del Veneto, Amministrazione Provinciale di Vicenza e Matera 2019, in collaborazione con Agenda Digitale del Veneto 2020 e Pasubio Tecnologia, con il contributo di CCIAA di Vicenza e EBAV Ente Bilaterale dell’Artigianato Veneto, in partnership con Crédit Agricole FriulAdria e curata da Goodnet Territori in Rete – dopo il successo dello scorso anno, è tornata per la seconda volta nel cuore della Pedemontana veneta coinvolgendo amministrazioni, centri di ricerca, imprese e associazioni di categoria e dimostrando di essere divenuta un appuntamento di primo piano per riflettere sui nuovi modi di fare e di pensare alla manifattura.
A testimoniare la centralità della manifestazione nel dibattito sulla nuova impresa italiana, la presenza di uomini d’impresa del calibro di Lorenzo Delladio, presidente La Sportiva, Luca Vignaga, amministratore delegato Marzotto Lab, e Jacopo Poli, amministratore delegato di Poli Distillerie e fondatore di Poli Museo della Grappa, ma anche ospiti di primo piano come Antonio Calabrò, direttore di Fondazione Pirelli, vicepresidente di Assolombarda e autore di L’impresa riformista (Egea), Domenico De Masi, sociologo e autore di L’età dell’erranza (Marsilio Editori), e Aldo Bonomi, sociologo e direttore del Consorzio AASter; e ancora, grandi nomi dell’informazione come Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, ma anche architetti, urbanisti e numerosi rappresentanti dell’artigianato digitale, veri protagonisti della manifattura del futuro.
Uno dei momenti cardine della manifestazione è stato l’evento inaugurale del Festival, in cui i sindaci di Thiene e di Schio, Giovanni Battista Casarotto e Valter Orsi, insieme a docenti, paesaggisti ed esperti dello sviluppo dei territori, si sono confrontati sulle opportunità legate alla superstrada Pedemontana veneta, sul ruolo delle “città nodo” e sui rischi di creare dei “non luoghi” deputati alla sola mobilità di merci e persone. «Le vie di comunicazione possono essere anche una via di allontanamento – ha evidenziato infatti il primo cittadino di Schio – sta tutto nel modo in cui il territorio riesce a utilizzarle. La vera sfida per noi sindaci sarà riuscire a sfruttare al meglio il treno che arriva, trovando il modo di condividere una pianificazione urbanistica che ci permetta di arricchire il territorio». «Sono convinto del potenziale di sviluppo che la Pedemontana porta con sé – ha precisato il sindaco di Thiene – ma dobbiamo stare attenti a non riempirci solo di capannoni e di centri commerciali».
Ma, nel corso della manifestazione, sono stati moltissimi i momenti di confronto su temi di grande attualità. Al centro del dibattito è tornato anche quest’anno il tema del mondo artigiano che si fa contaminare dalle nuove tecnologie: nel corso della tre giorni di Thiene, sono intervenuti infatti i rappresentanti di tre startup – Experenti di Padova, Rifò di Prato e TryeCo 2.0 di Ferrara – che uniscono la tradizionale anima artigiana al digitale, ma anche imprese ed enti come Agenda Digitale del Veneto, MegaHub e Pasubio Tecnologia, il cui obiettivo è diffondere l’innovazione e la digitalizzazione puntando sullo sviluppo del territorio.
La sostenibilità come fattore competitivo è stata poi al centro di numerosi panel nel corso del Festival. Nella tre giorni di Thiene infatti sono stati indagati i numerosi campi in cui le imprese possono applicare pratiche sostenibili, puntando i riflettori sulle storie di quelle aziende che hanno fatto della sostenibilità il loro obiettivo. Sono stati discussi i vantaggi della mobilità sostenibile dal punto di vista della logistica e del trasporto merci; si è parlato di edilizia attenta all’ambiente, affrontando problematiche come il consumo di suolo e la rigenerazione urbana; si è poi acceso il confronto su come il turismo italiano debba impostare una strategia vincente, sfruttando la carta ambientale, quella culturale e quella gastronomica.
La manifestazione si è poi chiusa con una riflessione sul ruolo delle associazioni imprenditoriali e sulla sempre maggior richiesta di rappresentanza avanzata dalle imprese.
A fare da corollario ai dibattiti, un ricco programma di iniziative collaterali che, tra mostre mercato, fotografie ed esposizioni, ha dato vita a una serie di itinerari alla scoperta degli aspetti più artistici legati alle professioni manuali, in un unico grande viaggio tra artigianato dei materiali, moda e fotografia d’autore.
«Cala il sipario su una seconda edizione ricca anche quest’anno di idee, di spunti di riflessione, ma ancora di più di prospettive per l’impresa che vuole guardare al futuro. Ci siamo fatti ispirare da tanti grandi protagonisti del sistema imprenditoriale ed economico del nostro Paese, e sono certa che domani, quando ognuno di noi tornerà alla quotidianità della propria azienda, potrà guardare avanti con un pizzico di fiducia e di ottimismo in più, anche di fronte ai grandi interrogativi di un mondo che va sempre più veloce. Queste sono risorse preziose per andare avanti, questa è la grande eredità che lascia il secondo Make in Italy Festival» è il commento di Cinzia Fabris, presidente di CNA Vicenza.
«In questa tre giorni sono emersi chiaramente alcuni nodi che riguardano il futuro del tessuto industriale e dei territori della Pedemontana veneta. Senza una capacità di innovare i modelli di business, valorizzare il ruolo di una piccola impresa capace di crescere e pensare in grande, e senza costruire contesti territoriali attrattivi, il rischio diventa quello di perdere quei primati che hanno reso questi territori industriali tra i primi in Europa. E la cosa che abbiamo capito dalle testimonianze degli imprenditori che abbiamo ascoltato è che la sostenibilità è diventato il terreno sul quale si vince la sfida competitiva contro le economie che puntano sul “basso costo” e sul mancato rispetto dei vincoli ambientali. Tradotto in altri termini, più si diventa sostenibili, più si è innovativi e competitivi. E questo non solo per ragioni etiche e di responsabilità sociale, ma perché questo è quello che oggi chiedono i consumatori dei grandi mercati internazionali» è il commento di Filiberto Zovico, fondatore di ItalyPost.