Sulla questione Tav continua la danza attorno al significato delle parole. Dopo i bandi di gara, partiti solo francesizzati in ” avis de marchés”, ora le variazioni linguistiche colpiscono il referendum. Quello che il presidente del Piemonte Chiamparino sa di non poter fare e ha convertito in «una consultazione popolare da fare solo se il Viminale consentirà di aggiungerla all’Election day del 26 maggio » , e che Conte e i suoi hanno buon gioco a considerare un referendum consultivo per dire che non si può fare. Inizia il premier: « Non ci sono gli strumenti giuridici, se qualcuno li dovesse introdurre ben venga ma non è all’ordine del giorno » , chiarisce da Caltanissetta visitando i cantieri della statale per Agrigento. E precisa di non aver mai ricevuto una telefonata da Chiamparino, che in mattinata aveva lamentato il silenzio suo e di Toninelli alle richieste di incontro sulle infrastrutture. Poi si aggiunge Matteo Salvini: «Il referendum? Magari, ma non si può fare perché manca la legge del Piemonte e si potrebbe fare cambiando la Costituzione », dice dal suo tour elettorale a Matera. Da lì il vicepremier parla anche dei no che bloccano le opere e tira la stoccata agli alleati 5 stelle. Gli risponde il collega Di Maio: «Basta attacchi gratuiti al M5s».
La tensione tra gli alleati di governo è sempre alta. E anche se i 2,3 miliardi di lavori per il tunnel sono sbloccati e il governo di Parigi ribadisce sul suo profilo twitter che «la Torino-Lione è un progetto chiave per la Francia, l’Italia e l’Europa » , lo scontro sulla Tav è lontano dalla soluzione. Il presidente del Piemonte, con la richiesta di consultazione popolare, getta la palla nel campo della Lega e del suo leader. Salvini deve decidere: dare il via libera al voto dei piemontesi, lasciando in mano a Chiamparino quella che finora si è dimostrata la sua arma elettorale più forte? Oppure rifiutare, passando dalla parte di chi vuole togliere ai piemontesi il diritto di esprimersi? Chiamparino è pronto a giocare in ogni caso in suo vantaggio. «Se la risposta di Salvini fosse negativa — anticipa il presidente dem — non spenderei 15 milioni per tenere la consultazione in altra data. A quel punto le elezioni saranno l’equivalente della consultazione popolare almeno per la Tav».