Per la Cgil si chiude l’era “Camusso”, con l’elezione di Maurizio Landiniattesa per oggi da parte dell’assemblea generale del XVIII congresso di Bari. Nonostante nei rumors della vigilia prevalesse l’opzione “no deal”, dopo una lunga e difficile trattativa nella notte di martedì è stata raggiunta un’intesa con l’altro candidato, Vincenzo Colla, per evitare di arrivare ad una conta dei voti, che avrebbe avuto effetti laceranti per la Cgil. Senza il passo indietro di Colla, infatti, il rischio era quello di costituire due liste contrapposte che si sfidavano all’assemblea per eleggere un segretario “dimezzato”, con quasi metà dei delegati contrari.
L’intesa è servita a scongiurare la spaccatura ed ha avuto come contropartita un riequilibrio della presenza di Colla (e dei suoi sostenitori) negli organismi dirigenti della Cgil in nome del pluralismo. Colla sarà eletto vicesegretario generale, successivamente sarà affiancato da una donna in linea con il tandem Camusso-Landini (si fanno i nomi delle segretarie confederali Gianna Fracassi e Tania Scacchetti). Inoltre nella segreteria confederale a dieci, con l’uscita di Camusso e di Franco Martini (giunti a fine mandato), i due posti verranno occupati dal segretario generale della Filctem (chimici-tessili) Emilio Miceli, un riformista vicino alle posizioni di Colla, e da una sindacalista considerata “in quota Landini” (ma fin quando non verrà individuata Camusso potrebbe restare in segreteria confederale). Il risultato di questa manovra è che i segretari confederali su posizioni vicine a Colla saranno in tre (adesso sono in due, lo stesso Colla e Roberto Ghiselli). Non solo. Nel direttivo, il “parlamentino” di Corso d’Italia, a Colla verrà attribuito il 40% di rappresentanti, così come nell’assemblea generale.
«La Cgil è la casa più importante che ha sempre tenuto insieme tutte le culture di sinistra riformiste – ha commentato Colla – e, quindi, non potevamo permetterci, in un momento così delicato per il Paese, di indebolirci sul linguaggio della rottura». Colla ha sottolineato che «la mia storia non è mai stata una storia di rotture. Nei congressi ho detto che avrei fatto di tutto per non rompere la Cgil». L’intervento di Landini è atteso oggi a porte chiuse all’assemblea generale che eleggerà il nuovo segretario della Cgil, poi in conferenza stampa.
Certo, fino allo scorso anno in pochi avrebbero scommesso sul nome di Landini come nuovo segretario generale della Cgil. Decisiva è stata la scelta di Camusso, che ad inizio ottobre ha indicato l’ex leader della Fiom come suo successore, suscitando il malcontento di una buona parte del sindacato che ha individuato nell’ex segretario generale dell’Emilia Romagna, Vincenzo Colla, il candidato da contrapporre. Lo scenario è radicalmente mutato rispetto al precedente congresso di Rimini del 2014, quando Landini da segretario della Fiom sfidò Camusso, contestando duramente l’accordo sulla rappresentanza di gennaio del 2014, raggiunto con Cisl, Uil e Confindustria, che ottenne il 95,5% dei sì tra i 448mila votanti iscritti alla Cgil. In quell’occasione Landini criticò anche il meccanismo di elezione del gruppo dirigente del sindacato, proponendo il ricorso alle primarie per coinvolgere direttamente gli iscritti. Dopo un’iniziale rapporto privilegiato con il neopremier Renzi, il riavvicinamento tra Landini e Camusso è avvenuto nella comune battaglia contro il Jobs act, a difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ma il posto in segreteria confederale ottenuto a luglio del 2017, Landini se lo è guadagnato con la firma del contratto nazionale dei metalmeccanici a novembre del 2016, che fece storcere il naso a parecchi in Cgil (per il riconoscimento di un consistente pacchetto di prestazioni di welfare al posto degli aumenti monetari), che ha anche introdotto il principio del diritto soggettivo alla formazione. Non a caso, ieri tra i primi commenti, si è levata la voce di Fabio Storchi, all’epoca presidente di Federmeccanica, oggi presidente di Unindustria Reggio Emilia: «Ho sempre dato una valutazione positiva della possibile elezione di Landini a segretario generale della Cgil – ha detto – per la competenza, l’affidabilità, la serietà dimostrate nell’esperienza che ci ha portato nel 2016 a firmare il contratto dei metalmeccanici».