Sono molti i segnali che indicano le difficoltà delle imprese «champion» nel coinvolgere personale qualificato, in particolare nell’ambito delle tecnologie di Industria 4.0. Questi segnali suggeriscono di investire con rapidità e determinazione sulla creazione di nuovi profili professionali capaci di dominare gli strumenti del digital manufacturing con una forte inclinazione alla sperimentazione e all’innovazione. Non si tratta di semplicemente di «istruire» una nuova leva di tecnici (per ora la quarta rivoluzione tecnologica non ha un manuale di istruzioni da seguire con scrupolo), ma di fornire a giovani diplomati un orientamento e un metodo per affrontare il cambiamento e le trasformazioni dei prossimi anni. In questi mesi molto si è discusso attorno alla creazione dei Competence center, luoghi di ricerca in grado di promuovere ricerca e formazione di punta sui nodi di Industria 4.0.
A fianco di queste strutture, è fondamentale immaginare fin da subito un percorso più generalizzato di formazione tecnica superiore in grado di qualificare una nuova leva di specialisti in grado di partecipare attivamente alla trasformazione digitale delle imprese. Questo ruolo è stato svolto in questi anni principalmente dagli Its, gli Istituti tecnici superiori che formano nell’arco di un biennio post diploma I risultati ottenuti dalle novanta fondazioni Its sono stati finora all’altezza delle aspettative in termini di placement e di coinvolgimento delle imprese anche se i numeri degli studenti che si iscrivono a questi percorsi sono ancora troppo limitati (meno di diecimila contro gli ottocentomila in Germania). Se l’Italia crede al futuro dei suoi «campioni» è essenziale che investa su una formazione tecnica superiore che all’estero, in particolare in Germania, è percepita come un elemento costitutivo della competitività del sistema paese.
*L’Economia, 14 maggio 2018