Dopo il decreto, il bando. A distanza di venti giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della normativa che ha dato, in gran ritardo, l’avvio ai competence center, il ministero di Carlo Calenda ha pubblicato il bando per individuare i soggetti destinatari dei fondi. Il piano Industria 4.0 ha messo a disposizione 40 milioni di euro da assegnare annualmente in funzione degli obiettivi. I fondi saranno concessi per tre anni e rinnovabili per 12 mesi. Ma chi se li aggiudicherà? Il polo dei nove atenei del Nordest (il cui protocollo d’intesa data 30 settembre 2016) è pronto: «Ce la metteremo tutta» dice il portavoce Fabrizio Dughiero, prorettore all’Università di Padova. Le domande possono essere presentate dal 1 febbraio al 30 aprile: «Ci troviamo lunedì 5 febbraio a Padova per suddividerci i compiti, su molte cose siamo già preparati ma c’è un intero piano da declinare e molte carte da firmare» dice Dughiero. Tra queste, oltre la compilazione di cinque allegati, anche la definizione del bando a evidenza pubblica per i partner privati.
I competence center, come li ha definiti il decreto, sono infatti «centri di competenza ad alta specializzazione, nella forma del partenariato pubblico-privato, per promuovere e realizzare progetti di ricerca applicata, trasferimento tecnologico e formazione su tecnologie avanzate». Poli di innovazione ai quali possono e devono prendere parte almeno un organismo di ricerca (Università, parco tecnologico o scientifico) e una o più imprese. Siccome il numero dei partner pubblici «non può superare la misura del 50% dei partner complessivi», va da sé che, se ci sono nove università, ci dovranno essere nove imprese. «Molte industrie già ci chiamano per entrare, non ci sarà bisogno di cercarle ma saranno i bandi pubblici a decidere». Quello che il bando non spiega è la struttura giuridica del competence: «Su questo punto – spiega il portavoce – c’è libertà; noi abbiamo fatto delle ipotesi come la forma del consorzio o fondazione, dialogheremo con il ministero e in base alle sue preferenze di adatteremo».
Ma di quanti competence parliamo? «Il bando non lo dice ma lo fa intuire – aggiunge il prorettore – diciamo tra i 5 e gli 8 soggetti: il polo del Nordest, il Politecnico di Torino, quello di Milano, Bologna, Pisa con le novità di Napoli-Bari insieme e la nuova candidatura di Genova».Il Nordest si propone per potare alle imprese la rivoluzione «Smact» dove la «S» sta per social media, «M» è il mobile, «A» significa analytics (leggi big data), «C» è la nuvola del cloud mentre la «T» è quella delle Things, ovvero l’Internet delle cose. Il programma da presentare deve comprendere servizi di orientamento e formazione alle imprese, progetti di innovazione, ricerca e sviluppo sperimentale. In pratica, i competence supporteranno le Pmi nei progetti di innovazione 4.0: le imprese pagheranno il 50% del servizio, il resto sarà coperto dai fondi pubblici assegnati. Ma prima bisogna vincere.
Dughiero è ottimista: «Come già previsto dal bando, verrà premiata la qualità del personale che è garantita da alcuni parametri legati alla valutazione Anvur-Vqr dove, per esempio, Padova eccelle». «Diamo avvio a uno strumento strategico nel supporto alle imprese per affrontare le sfide della quarta rivoluzione industriale – ha detto Calenda -. I processi di trasformazione in atto richiedono un forte investimento in competenze e formazione professionale e noi scontiamo ancora oggi un divario troppo forte rispetto ai principali paesi europei». Anche nei fondi: 40 milioni complessivi, mentre la Germania, ricorda il «Sole 24Ore», investe 2 milioni l’anno (per 3 lustri assicurati) per ognuno dei 9 research campus.