I consumi degli italiani languono, ma Conad non ne risente: lo dicono i risultati economici del 2018, illustrati ieri a Milano. Numeri che raccontano un’azienda il cui giro d’affari cresce nonostante del calo dei consumi, diminuiti dello 0,9 per cento negli ultimi 12 mesi. Quest’anno infatti i ricavi della società cooperativa sono aumentati di 408 milioni di euro rispetto al 2017 (+ 3 per cento), attestandosi a 13,4 miliardi, mentre il patrimonio netto è salito da 2,37 a 2,53 miliardi.
Un consolidamento che permetterà all’azienda di portare avanti il piano di investimenti triennale avviato nel 2018: la spesa prevista per l’anno prossimo è di 530 milioni, destinati soprattutto alla ristrutturazione e all’efficientamento energetico di punti vendita e magazzini, all’ottimizzazione della logistica – aumentando tra l’altro la flotta di veicoli elettrici – e a nuove aperture, con un occhio particolare al Nord-Est. A trainare la crescita di Conad, che nel corso del 2019 procederà anche a una razionalizzazione delle attuali 22 cooperative in 4 macro-aree, sono stati soprattutto i prodotti a marchio proprio, che oggi rappresentano il 30 per cento del venduto e un fatturato di oltre 3,5 miliardi. «La marca Conad – ha detto il direttore generale Francesco Avanzini – cresce più del resto del mercato: in particolare i prodotti premium, il che sottolinea il progressivo impoverimento di quel ceto medio che per anni è stato il perno dell’equilibrio sociale del Paese». «I nostri risultati sono superiori alle aspettative, soprattutto visto l’andamento dei consumi, il cui calo fa sorgere il timore di una battuta d’arresto congiunturale», ha spiegato invece l’amministratore delegato dell’azienda, Francesco Pugliese.
Una diminuzione dovuta al clima di scarsa fiducia sull’andamento dell’economia, e da cui si può uscire solo con più investimenti e più occupazione, ha aggiunto il manager prima di lanciare una frecciata all’esecutivo: «L’occupazione è un tema rilevante per la ripresa del Paese e dovrebbe avere il sostegno del governo, che invece paventa le chiusure domenicali, a cui si dicono contrari 7 italiani su 10, secondo una nostra ricerca. Dicono che vogliamo distruggere le famiglie – ha concluso Pugliese – ma il nostro settore dà occupazione a un milione e mezzo di persone, ha un fatturato complessivo di 75 miliardi di euro e fornisce un contributo all’erario di 22 miliardi all’anno. Reintrodurre le chiusure di domenica è una visione con cui si torna al Medioevo, e potrebbe far perdere il 10 per cento dei posti nella grande distribuzione». –