Cattolica vara il piano della svolta. Il cda per approvare il piano industriale 2018-’20 è convocato oggi, segnale già di suo del valore straordinario dell’evento. Alla vigilia della giornata degli investitori, domani alla Borsa di Milano, dove l’amministratore delegato, Alberto Minali, guiderà la presentazione del piano triennale. Documento su cui si stanno concentrando le attese del mercato, che lo guarda come la sintesi che dovrà tradurre in numeri e prospettive credibili il cambio di passo di Cattolica, che ha già messo insieme alcuni significativi elementi parziali.
A partire proprio dal cambio di amministratore delegato, dopo i dieci anni di Giovan Battista Mazzucchelli, con l’arrivo di Minali. L’approdo a Verona dell’ex manager Generali è stato interpretato come la volontà di accelerare sulla discontinuità rispetto al passato, costruito sul rapporto strategico con Popolare di Vicenza, costato corpose svalutazioni (in parallelo a quelle di Cassa di risparmio San Miniato), perdita di premi e una battaglia legale, che lascia in eredità i 180 milioni del recesso dagli accordi, finiti nel limbo della liquidazione.
Chiuso il doloroso capitolo banche, la Cattolica targata Minali ha inanellato in autunno due risultati di rilievo. Il primo l’arrivo, il 5 ottobre, del finanziere americano Warren Buffett, diventato con il 9 per cento d’un colpo primo azionista della cooperativa assicuratrice, mettendo in mano alla liquidazione di Bpvi 115 milioni. L’investimento del magnate americano ha fatto volare i valori del titolo, del 17% solo il primo giorno. da 7,35 a 9 euro. Da allora, grazie anche alla spinta di Borsa a inizio anno, si è saliti stabilmente sopra i 10 euro (10,65 la chiusura di venerdì). In meno di quattro mesi, dal blitz di Buffett, il titolo si è rivalutato del 44%.
E di certo l’arrivo dell’Oracolo di Omaha ha riacceso le attese intorno alla trasformazione in spa di Cattolica. Tutt’altro che scontate, però. «Novità che possano rilanciare verso l’alto il valore del titolo sarebbero gradite. Ma si vedrà cosa succederà davvero», ha commentato sul punto giusto venerdì, a margine della cerimonia per i 25 anni della Fondazione di Venezia, Alessandro Mazzucco, presidente della Fondazione Cariverona, salita nel ruolo di secondo azionista al 3,43% di Cattolica, con un investimento rivelatosi azzeccato. E il nodo Spa è certo uno dei punti su cui ci si attende domani una presa di posizione.
L’altra riguarda la prospettiva di crescita di Cattolica, dopo la seconda scelta decisa dell’autunno: la volontà di portare a casa la partnership nella bancassicurazione con Banco Bpm, come base proprio per costruire il nuovo piano industriale.
Anche in questo il piano industriale targato Minali dev’essere di discontinuità. A partire dal valore dei numeri. I tre piani presentati da Mazzucchelli non sempre hanno mantenuto le attese, specie sui guadagni. Il 2010 si chiudeva con un utile netto di 70 milioni, rispetto ai 180 previsti dal piano 2007-’10. Il successivo piano 2011-’13 prevedeva per il 2013 4.803 milioni di raccolta premi, fermatisi a 4.384, e 140 milioni di utile consolidato: 64 quelli reali. Quello 2014-’17 stabiliva per lo scorso anno 5,8 miliardi di premi e un utile netto consolidato di 209 milioni, comunque distanti dai trend fin qui registrati. Certo, in mezzo c’è stato il crollo di Bpvi. Ma la fine di quell’epoca porta con sé anche quella degli alibi.